Queste sono le comiche che mostrano più di tutte il passaggio dal Chaplin “primitivo” a quello “classico”.  Si inizia a vedere il vero talento di Chaplin, quella sua capacità di modulare l’effetto emotivo delle scene e dei personaggi, salvando le proprie opere dalle questioni ormai monotone che erano presenti nei film dell’epoca: l’eroismo ed il sentimentalismo. Con The Tramp, la maschera di Charlot diventa indissolubile, il romanticismo che accompagna questa farsa, e la differente recitazione di Chaplin dagli standard convenzionali dello slapstick, lo contraddistinguerà definitivamente dagli attori dell’epoca.

Qui Charlot s’imbatte in una bella fanciulla molestata da tre malfattori che la vogliono derubare del denaro, non esita a prenderne le difese e, colpendoli con una pietra, a farli desistere dal losco proposito ma appena dopo che ha aiutato la donna a recuperare il denaro, con un brutto gesto ,quasi automatico, glieli prende dalle mani ma subito dopo li restituisce, con evidenti segni di rimorso. Il protagonista è quindi una figura con pregi ma anche difetti; questo lo rende più vero, più umano e quindi più credibile. Nelle scene sentimentali o strappalacrime c’è sempre qualche piccolo intoppo (battere la testa, scivolare, ecc.) per non rendere troppo melensa la scena.

Numerose sono le scene comiche, come il problematico corretto utilizzo degli attrezzi e utensili, pericoloso quando appuntiti come il forcone per il carico del fieno e che regolarmente finirà per infilzare il bracciante, o l’imbarazzante imprevisto della mungitura del toro…fortunatamente rimpiazzato subito con la vacca da latte da cui non ne spilla in ogni caso una goccia nonostante l’energica scrollatura della coda come se fosse una leva di fonte. Imperdibile, la scena in cui innaffia le piante da frutta, che diventa in poco tempo un’impresa biblica, fortunatamente la campana del pranzo salva Charlot.

In questo film anche il lieto fine inizia a essere venato dall’ironia e più che altro si può parlare di lieto fine a metà: Il Vagabondo è inquadrato di spalle in una strada di campagna e si allontana ingobbito e sconfitto, ma fatti pochi passi… una bella scrollata e via saltellante e fiducioso verso la nuova avventura che lo attende. Questo tipo di finale lascia allo spettatore la porta aperta a qualsiasi interpretazione, in questo modo la storia rimane più a lungo impressa e stimola a riflettere.

In The Work, Chaplin, porta sullo schermo la realtà della classe lavoratrice e le difficoltà di chi si trova in una situazione d’inferiorità e sfruttamento, attraverso la farsa e il grottesco, ma seguendo una precisa formula emotiva e psicologica come nessuno prima di lui ha saputo fare nella commedia. Chaplin cerca di stupire lo spettatore fin da subito, infatti, la scena iniziale, è particolarmente brutale, Charlot trasporta su una salita dalla pendenza vertiginosa un enorme carro carico di diversi tipi di attrezzi e su cui si siede anche il suo padrone, rischiando più volte di essere travolto da un tram, e di finire dentro un tombino aperto. Oltre alla messa in scena dello sfruttamento sul lavoro, si ha anche una ridicolizzazione del comportamento borghese, ce lo dimostra la scena in cui la padrona di casa chiude in cassaforte i suoi averi all’arrivo dei due imbianchini, Charlot prontamente coglie l’occasione per renderla ridicola, raccogliendo orologio e pochi spiccioli in una tasca e assicurandola con una spilla.

Mentre in Police, Chaplin rappresenta in maniera molto convincente la povertà, dei disperati che vivono per la strada, seguita da una pungente critica sull’Autorità e sul Clero, per mezzo di predicatori corrotti e poliziotti inetti e scansafatiche. Da non perdere, la scena in cui Charlot cerca di svaligiare una casa: tentando di scassinare un forno, un pianoforte , ispezionare il contenuto di una teiera, in cerca di chissà quale tesoro, rubare dei mazzi di fiori.

Il grande artista in queste opere comunica con l’uomo, interpreta soggetti sempre vivi e veri, molto generici (un vagabondo, un operaio, un ladro, ecc.), appartenenti a una categoria sociale; ciò rende la storia comprensibile a tutti e rimane valida in tutte le epoche.

Edoardo Perri