I due di James Whale sono i film forse più stilisticamente audaci tra quelli visti nella sezione Universal – Laemmle Junior. The Kiss Before the Mirror, 1933, colpisce per l’orchestrazione perfetta di ogni inquadratura e di ogni movimento di macchina, inseriti in location stranianti con tocchi astratti: la prima, stilizzatissima sequenza, con un inizio misterioso, vede una donna attraversare un giardino inquietante e introdursi attraverso una vetrata in una casa modernissima, mentre l’amante accende lentamente alcune candele canticchiando. La donna sarà scoperta e uccisa dal marito, che si costituisce subito dopo. L’ombra e il riflesso sono i leitmotifs del film: il gioco di silhouette dell’omicidio si richiama nella simbologia degli specchi che rivelerebbero la vera essenza dell’amore tra un uomo e una donna. È tuttavia difficile soprassedere sull’estrema misoginia su cui si fonda il film: il racconto ruota intorno a un avvocato che ha l’obiettivo di difendere e scagionare l’amico che ha ucciso la moglie, e che cade lui stesso in una rete di reiterazioni che lo portano a sperimentare in prima persona le sensazioni dell’omicida.

Il genere femminile è definito attraverso vacuità e vanità, da lì l’imbellettarsi allo specchio e il bacio improvviso “before the mirror” come test sull’onestà. Significativo che sia la premeditazione dell’omicidio a diventare la strategia di difesa dell’avvocato Held al posto del raptus di follia momentaneo: come in una vera e propria rappresentazione sul “palco” del tribunale l’avvocato interpretato da Paul Lukas spinge sull’immedesimazione sua e di tutti i presenti della giuria per dimostrare che in certi casi l’omicidio del partner è un pensiero comune, in un delirio sulla giustizia terrena e divina che da sole non possono comunque ripulire l’onore di un uomo tradito. Unica voce che bilancia la visione è quella di Hilda, l’assistente poco interessata agli uomini che con battute taglienti e un paio di dialoghi smaschera l’assurdità delle argomentazioni di Held e del legame tra dolore privato dell’uomo e violenza sulla donna.  Ma anche se nel suo punto di vista risiede probabilmente anche quello del regista, è un po’ poco per ribaltare il senso del film.

In Remember Last Night?, del 1935, gli aspetti grotteschi da commedia nera prendono il sopravvento, nell’intricata vicenda che vede protagonisti un gruppo di giovani gaudenti e ricchissimi alle prese con un omicidio di cui non ricordano nulla. La grande e assurda villa dove hanno passato la notte dopo un’epica baldoria offre a Whale la possibilità di giocare con la messinscena e le atmosfere tra le opulente stanze della casa, come nella scena dell’ipnosi del professor Jones (Gustav von Seyffertitz), improntata su distorsioni horror. Le movimentatissime e divertenti sequenze dei bagordi notturni che aprono il film impostano la cifra da commedia nera, costantemente punteggiata di battute pungenti.

I discutibili atteggiamenti dei protagonisti non suscitano empatia né comprensione, ma la coppia composta da Tony e Carlotta Milburn (Robert Young e Constance Cummings) offre una versione divertita e stravagante del rapporto matrimoniale. Ancora una volta è un personaggio secondario ad essere forse depositario dello sguardo più lucido: “è forse il maggiordomo inglese interpretato da Arthur Treacher a rappresentare il punto di vista di Whale, con i sarcastici commenti borbottati dietro le spalle dei suoi datori di lavoro” (Dave Kehr).

Chiara Checcaglini