Nel caso di opere come Apocalypse Now, monster-movie, o meglio “monstrum-movie” alla latina – per indicare la natura prodigiosa della sua genesi e della sua complessità stilistica – è impossibile scindere il campo filologico dell’analisi da quello più aleatorio della libera interpretazione, soprattutto quando si tratta di porre al centro della disamina l’uso del sonoro e la ricercatezza polifonico-musicale che si annida all’interno del film. Pur attenendoci agli strumenti d’indagine usuali, è bene fare una premessa partendo dalla frase significativa pronunciata dal capitano Willard: “A condurre la guerra era un gruppo di clown a quattro stelle che avrebbero finito per dare via tutto il circo”. Apocalypse Now Redux, versione restaurata ed estesa del capolavoro di Coppola del 1979, è un carnevale circense annegato in un’odissea di musica e immagini sovrabbondanti. Lo si capisce già dalla sequenza iniziale in cui sulle note di The End dei Doors – traccia didascalica che rilegge il disagio sociale legato al conflitto – si sovrappone il fragore delle pale degli elicotteri, in una vampata di fuoco e fiamme che lascia poi intravvedere sullo sfondo il volto ribaltato dell’ (anti)eroe americano, simbolo del rovesciamento carnevalesco a cui è sottoposta l’umanità belligerante. È così che la colonna sonora, (con)fondendosi con gli effetti acustici del film, con i proiettili sibilanti, le esplosioni e i brani ascoltati alla radio dagli ufficiali, crea una ri-semantizzazione delle immagini attraverso svariate linee melodiche. La musica in Apocalypse Now Redux è polifunzionale: espressione romantica dell’indicibile se si evidenzia il mélange tra sinfonia operistica e popular music o contrappunto anti-eroico che rilegge l’epos smitizzandolo, come nel caso della famosa Cavalcata delle Valchirie di Wagner.
In quella che è la sequenza più famosa del film, il tema, usato cento anni prima da David W. Griffith in Birth of a Nation con fine squisitamente ideologico, viene qui utilizzato per spettacolarizzare la scena colorandola della ritualità edonistica scandita dall’esibizione col surf dopo il bombardamento aereo al Napalm. Il tema musicale è poi un’alternanza delle partiture sintetiche realizzate dal regista, dal padre Carmine Coppola e da Mickey Hart, da brani-commento all’azione come Suzie Q dei Flash Cadillac and the Continental Kids durante l’esibizione delle conigliette di playboy e da composizioni che riecheggiano le atmosfere sospese e allucinogene del viaggio di risalita del fiume Nung per scovare il temibile colonnello Kurtz.
Suoni, rumori e canzoni diventano spia di un male di vivere generazionale, corroborate da un’euforia messianica che universalizza l’orrore della guerra attraverso una ricchezza polifonica che va più in profondità della iniziale patina rockeggiante, scavando e riallacciandosi agli altri elementi sonori del film in un flusso ininterrotto di rara potenza evocativa.
Vincenzo Palermo – Associazione Culturale Leitmovie