Dentro a un rifugio abbandonato di montagna sopra le Alpi al confine Italo-svizzero si nasconde un gruppo eterogeneo di civili guidati da tre militari inglesi. Un bambino si è ferito a un piede lungo la camminata e viene sollevato da uno dei soldati che comincia a cullarlo canticchiando una ninna nanna che subito diventa corale, ognuno ne riconosce il ritmo e si unisce alla memoria nostalgica nella propria lingua.

L’ultima speranza è un film di migrazioni e di confini, girato nel 1945 sulle braci ancora calde dell’ultimo anno di guerra. È una narrazione itinerante lungo un nord Italia ancora in balia delle minacce militari fino ad arrivare in Svizzera, isola di pace sola in mezzo a un agitato mare di devastazione. All’interno del gruppo di rifugiati si trovano a fatica due persone della stessa origine: hanno età, lingue, passati diversi ma la stessa forza di volontà per sperare in una vita migliore, questa meta comune crea complicità e permette loro di farsi forza difronte alle avversità.

Certo è una testimonianza romanzata se pensiamo alle realtà atroce di quegli anni ma il regista ne era ben conscio tanto da affermare: “La storia di questo film è una favola innocua se paragonata ai fatti reali […] Non è un un film destinato a chi ha conosciuto la sventura, ma a tutti gli altri per incoraggiarli a riflettere.” È riuscito nel suo scopo, fa riflettere con una psicologia delicata, non scontata. Pur essendoci due protagonisti inglesi è totalmente spoglio dell’eroica retorica hollywoodiana.

Emerge il tagliente contrasto tra un’umanità genuina e sincera di coloro i quali non riescono a restare a guardare in silenzio e una spietata violenza e cecità nei confronti dei propri simili. Questa storia di migrazioni tratta tematiche molto attuali. Nel film i personaggi sono stremati dal dolore della perdita dei cari e della propria patria, dall’ingiustizia che li ha schiacciati senza preavviso né spiegazioni, dalla fame e dal sonno. Sono in viaggio da anni senza sapere cosa li aspetterà all’arrivo, alcuni hanno provato più volte a raggiungere un posto sicuro fallendo, molti hanno incontrato la morte lungo il cammino, ma tutti sono mossi dalla speranza di approdare in una terra più fertile e sicura e sopratutto dalla consapevolezza che se dovessero fare un passo indietro sarebbero inghiottiti di nuovo dalla buia voragine di un sonno eterno.

Lucia Lancellotti