Ultimo giorno al festival de Il Cinema Ritrovato e ultimi film muti da visionare. Hollywood, il luogo-sinonimo del Cinema, chiude la carrellata di lungometraggi che si sono succeduti all’interno della sezione “Cento anni fa: 30 film del 1916”, una delle più ricche ed entusiasmanti, nonché autentica macchina del tempo in grado di trasportare i suoi spettatori in un’epoca che nessuno di loro ha visto e conosciuto.
Il cinema muto è spesso bistrattato dai più (sulle motivazioni è meglio tacere), in particolar modo è il cinema degli anni ’10 ad essere il più “dimenticato”: le origini del cinema son ben note a tutti, come lo sono anche le vette raggiunte dalla cinematografia mondiale negli anni ’20, ma gli anni ’10 americani del ‘900 son spesso ricordati per le grandi produzioni di Griffith e per poco altro. Un grave errore perché molti dei registi che si sono affermati sia al crepuscolo dell’era del muto sia lungo gli anni del sonoro, hanno mosso i loro primi passi, molto spesso anche in veste di attori, proprio negli anni ’10.
Uno di questi è Frank Borzage, d’origini italiane (il suo cognome era Borzaga, americanizzato per motivi di carriera come spesso avveniva ai tempi), con grandi capacità recitative, ma la cui figura verrà consacrata per la sua bravura dietro la cinepresa. È suo il primo Oscar della storia del cinema per la migliore regia, il film è Seventh Heaven. La Fox Film Corporation, prima di altre case di produzione, si era resa conto di quanto la scuola europea fosse un modello da seguire e chiamò per tale motivo molti registi stranieri tra le sue fila, F.W. Murnau su tutti. Borzage dirige per la Fox dei film splendidi, ritrovati e riscoperti negli ultimi decenni e stranamente sembra proprio aver fatto i suoi migliori lavori proprio prima dell’avvento del sonoro.
Life’s Harmony, quaranta minuti deliziosi di film, mostra già quanta abilità registica avesse Borzage, ancora prima di disporre di grandi mezzi per le sue pellicole. In particolar modo, in questo mediometraggio si può ammirare un utilizzo della luce in interni che poco ha che spartire con altre produzioni del periodo: pare voler sfruttare quanto più possibile le luci emanate dai lampadari o quella che filtra debolmente dalle finestre, senza utilizzare quasi nessun’altra fonte d’illuminazione.
Se questa bellezza formale è già di per sé sufficiente per ammirare Life’s Harmony, il film è anche pieno di un’umanità reale: gli attori sembrano quasi non recitare, sono veri nell’esprimere le loro emozioni, senza enfasi o eccessi di vario genere, in una forma di realismo così sincero che lascia meravigliati. Purtroppo la copia non è delle migliori, essendo una riduzione in 16mm, ma va benissimo così perché Life’s Harmony è già superlativo così.
Di diverso impianto registico e produttivo è The Social Secretary di John Emerson, una commedia della Triangle sopravvissuta in condizioni ancora peggiori. Quel che colpisce è una Norma Talmadge perfetta come sempre e un film divertente e pungente allo stesso tempo, in cui il binomio amore-lavoro e la degenerazione nel conflitto d’interessi tra capo e segreteria anticipa quel cinema americano dagli anni ’30 in avanti che tanti classici ci ha consegnato col tempo. Il fatto che poi ci sia anche Eric von Stroheim tra i protagonisti ha reso ancor più entusiasmante la visione di The Social Secretary, in attesa di vedere altri film con Norma Talmadge nelle prossime edizioni del festival come ci è stato promesso.
Simone Tarditi