Tratto da un racconto originale di Graham Greene, le origini del film si devono andare a cercare in un episodio piuttosto originale e divertente: Greene, sotto falso nome, partecipò a un concorso che avrebbe premiato il racconto più vicino allo stile di Graham Greene e arrivò secondo. Soldati, suo grande estimatore, lo convinse a riprendere in mano il racconto e trasformarlo nel soggetto per il suo film. 

Il sipario si apre all’aeroporto di Trieste, dove Roger Court (Richard O’Sullivan), un bambino inglese, sale su un aereo in direzione Venezia, dove il padre lo raggiungerà in serata. Ma il maggiore Court (Trevor Howard) sarà rapito durante il tragitto, drogato e tenuto ostaggio dal dottor Vivaldi (Edoardo Cianelli), in attesa della partenza clandestina da Venezia. Roger rimane solo, prova a denunciare la stranezza della situazione, che però viene più volte sottovalutata, e trova fiducia solamente nella profuga istriana Roberta Gladulic (Alida Valli) e nel suo fidanzato Joe.

Alcune sequenze ricordano Il terzo uomo di Carol Reed (d’altronde già lo facevano nel precedente Fuga in Francia) e presentano toni hitchcockiani appartenenti soprattutto ai primi film sonori del maestro inglese. Come giustamente evidenziato dal curatore di questa sezione, Emiliano Morreale, in questo caso, come in altri, Mario Soldati predilige i personaggi negativi e ciò che si vede sullo schermo ne è la prova più tangibile: il caratterista Cianelli da vita a “un nichilista e sofferente dottor Vivaldi”, personaggio decisamente più interessante del maggiore Court, convenzionale e piuttosto noioso. Mentre il personaggio di Roger, per il quale Soldati “abbassa” la macchina da presa e del quale assume il punto di vista, è un bambino sveglio, risoluto a modo suo, pieno d’iniziativa, ma anche triste e sensibile, somigliando al Fabrizio di Fuga in Francia.

È proprio lui il primo a rendersi conto della gravità della situazione e sarà la profuga Alida Valli a dargli corda e permettere alla vicenda di prendere risvolti positivi. La diva, in un’interpretazione sottotono, veste i panni di una donna che non può avere figli e assume naturalmente un ruolo materno per Roger, la cui madre non si sa dove sia.

La mano dello straniero, pur presentando grandi doti visive, pecca forse di poca accuratezza e sembra stare un gradino sotto al resto della retrospettiva che, giorno dopo giorno ha registrato un movimento crescente raggiungendo il picco più alto con Fuga in Francia e La provinciale. Giunti al termine una domanda sorge spontanea: quale grande autore italiano sarà protagonista al Cinema Ritrovato del 2017?

Stefano Careddu