La sezione del Cinema Ritrovato dedicata a Marie Epstein si chiude con Liberté surveillée, un film franco-cecoslovacco diretto a quattro mani da Henri Aisner e Vladimír Voltchek. Si tratta della prima co-produzione fra la Francia e un paese dell’Europa dell’Est, e Marie Epstein vi figura come sceneggiatrice insieme a Colette Audry, femminista e intellettuale di spicco nella Francia del dopoguerra che è per Epstein un modello e un importante punto di riferimento. Girato in Agfacolor nel 1957 (sebbene la foto che vi proponiamo sia in BN e provenga dal set), si tratta dell’ultima produzione a cui Marie collabora, prima di dedicarsi definitivamente al lavoro di consulente tecnico alla Cinémathèque Française.

Emilie Cauquy definisce Liberté surveillée una “commediola sentimental-adolescenziale”, che per i toni leggeri e spensierati si differenzia notevolmente dagli altri film presentati nella sezione. Parlato prevalentemente in francese ma ambientato a Praga, il film racconta la storia d’amore tra una ragazza cecoslovacca e un vagabondo parigino che, inseguito dalla polizia, si finge il membro di una squadra di canottaggio. L’equivoco viene presto scoperto ma naturalmente il protagonista, interpretato da Robert Hossein, scopre di avere un innato talento per lo sport ed entra nelle grazie dell’allenatore burbero ma comprensivo. Il film prosegue così tra gare di canottaggio, gite in campagna e gioiosi bivacchi in riva al fiume, in una Cecoslovacchia che più da cartolina non si può (non manca nemmeno la sequenza della festa paesana, con tanto di balli popolari e costumi folkloristici).

La messa in scena è semplice e senza pretese, e riflette la spensieratezza e la naïveté della vicenda. Il film gode inoltre di un cast tutto sommato azzeccato, in cui spicca la performance spontanea ed efficace della protagonista femminile, Marina Vlady (la giovane attrice faceva coppia con Hossein sullo schermo così come nella vita reale). Gli amori adolescenziali, le scaramucce e le piccole gelosie sono raccontati con tocco leggero da Aisner e Voltchek, che guardano con paterna benevolenza alle giovani generazioni. Il film tuttavia non riesce a convincere completamente a causa di una rappresentazione un po’ semplicistica dei problemi della gioventù e una visione edulcorata e ingenuamente rappacificante del rapporto fra i ragazzi francesi e i loro compagni cecoslovacchi.

Maria Sole Colombo