La retrospettiva su Germaine Dulac era forse la più attesa tra quelle dedicate al cinema muto. E per quanto mi riguarda le aspettative sono state rispettate. La Dulac, fin dai suoi primi film muti, dirige un cinema di emancipazione, atto a trasmettere insegnamenti morali che lo spettatore deve cogliere e analizzare. A livello cronologico, dal primo all’ultimo film tra quelli proiettati si nota un’evoluzione davvero interessante, ma anche un filo conduttore netto. La Cigarette parla di un matrimonio tra un uomo adulto e una ragazza giovane e bella. La Dulac non sembra criticare questo tipo di legame, quanto invece la mancanza di una fiducia reciproca che blocca il protagonista del film, convinto che lei lo stia tradendo. Con La mort du Soleil si parla di temi molto importanti, come la ricerca di una cura per la tubercolosi. Ma sono i singoli a comparire in uno strano trittico tra il dottore con cui la protagonista Marthe lavora, e il marito di lei geloso della sua attenzione al lavoro. Anche i drammi partono dalla gelosia, una gelosia di entrambi gli uomini che la vogliono come collaboratrice instancabile da una parte e come moglie dall’altra. Cambia il tema in La Folie des Vaillants, film girato a basso prezzo è che narra di libertà individuale. Loiko, suonatore itinerante, si innamora della gitana Radda, che però rifugge da sempre l’amore. Con un certo sadismo, Radda costringe Loiko a sacrificare il suo strumento e tutto quello che ha per stare con lei. Lui accetta ma in un colpo di scena la uccide e poi si toglie la vita sopra di lei. Entrambi sono spiriti liberi, che nell’unione matrimoniale avrebbero perso la loro autonomia. Non resta che la morte, unica liberatrice di una situazione ormai insostenibile. Con Antoinette Sabrier ci tuffiamo nel mondo della finanza, che è solo un pretesto per denunciare la forza delle donne capaci, al contrario di molti uomini, a mettere da parte il proprio bene per quello altrui. Antoinette vuole lasciare il marito e fuggire con un amante, ma questi cade in disgrazia. Lei decide allora di restargli al fianco e di sacrificare il proprio bene per quello di una persona che tanto ha fatto per lei in passato. Princesse Mandane, infine, è un’altra critica agli uomini, perché il protagonista, á Étienne, pur fidanzato, continua a sognare donne più belle di lui, donne che, anche se solo in sogno. Ma quello che desidera non sarà poi meglio di quello che già ha, tutt’altro. Questo lo comprende nel finale, dove abbraccia con rinnovato entusiasmo la sua bella. Donne contro uomini, o meglio le donne come gli uomini e forse anche un pochino meglio.

 

Yann Esvan