La Divina Commedia non ha mai riscosso un grande successo al di fuori della sua versione originale di poema scritto. Prendiamo il cinema, medium che ben si presterebbe a mettere in scena l’inventiva e la forza visiva dell’opera dantesca. Pochi registi si sono cimentati nell’impresa e, anche in quel caso, a essere tradotte su pellicola sono state singole cantiche o episodi. Celebre L’Inferno (1911) di Bertolini, de Liguoro e Padovan (restaurato nel 2006 dalla Cineteca di Bologna), esempio di innovazione scenografica per quegli anni; da citare anche alcune pellicole che si sono soffermate sui personaggi incontrati da Dante nella prima cantica: Paolo e Francesca (1949) di Matarazzo o Il Conte Ugolino (1949) di Freda. Con ogni probabilità, molti di coloro che hanno pensato di girare un film sull’opera di Dante sono rimasti intimoriti di fronte all’importanza e al peso dell’originale. Ultimamente la Commedia è stata narrata anche al pubblico televisivo grazie a Benigni, ma come dimenticare lettori illustri del calibro di Carmelo Bene, Vittorio Gassman o Vittorio Sermonti? Particolarmente vasto il mondo dei remake letterari e anche sul versante videoludico, dopo l’esempio di Dante’s Inferno, qualcosa si muove. A Svilupparty, la festa degli sviluppatori italiani di videogiochi, abbiamo parlato con i ragazzi di Feudalesimo e Libertà, “partito politico” che propone (ironicamente) il ritorno al feudalesimo, alla società, agli usi e ai costumi medievali e rinascimentali. Anche loro, a quanto pare, hanno qualcosa da dire sull’opera di Dante.

Il loro esordio letterario (e illustrato), La Divina Commedia – Quasi mille anni dopo, diventerà presto anche un videogioco. Ma partiamo dalla carta. I ragazzi di FEL hanno partecipato a Svilupparty e presentato il proprio progetto abbigliati come cittadini appena usciti dal XIII secolo e favellando in neovolgare. Dallo “sacrato poema” della letteratura italiana al poema satirico sino all’idea di un videogioco. L’interazione tra diversi tipi di linguaggio sembra piacere ai ragazzi di FEL, che hanno provato a sfruttare il proprio potenziale creativo. “Tutto nasce da una passione: nonostante nessuno di noi sia uno studioso in campo umanistico, il denominatore comune è l’amore per il Medioevo. Il linguaggio maccheronico e volutamente stereotipato si accompagna a molta fantasia e a un pizzico di gioco brancaleonesco”. La forza comunicativa dei ragazzi di FEL non risiede soltanto nell’immaginario della loro pagina, ma anche nello stile del loro linguaggio. Un progetto, quello di riscrivere la Divina Commedia, che di primo acchito può sembrare pretenzioso, ma in realtà si è rivelato del tutto umile: “Per noi confrontarci con Dante è stata un’esperienza diversa: abbiamo scelto la Divina Commedia con tutta l’umiltà del mondo e senza peccare d’ambizione; pensavamo che potesse essere divertente accostare un caposaldo della letteratura a un linguaggio dissacrante e accessibile un po’ a tutti. Tentiamo di raccontare la Commedia non solo divertendoci e facendo divertire, ma anche senza trascurare la critica di costume e la satira politica (elementi che di certo non mancavano in Dante)”.

L’idea di realizzare un videogioco è nata successivamente. Non sembra che l’illustre precedente di Dante’s Inferno abbia influenzato il progetto. In Dante’s Inferno il giocatore veste i panni di un Dante-Maciste intenzionato a sconfiggere i dannati per salvare Beatrice, rapita da Lucifero. Qui la situazione è ben diversa. “Per quanto riguarda il videogioco – ci confessano i ragazzi di FEL – ci siamo detti: abbiamo in mano una sceneggiatura, un prodotto già realizzato con una struttura interna dell’Inferno dantesco che non ci dobbiamo permettere di alterare per non contraddire ‘lo sommo poeta’. Potremmo creare un videogioco. Il racconto si presta bene a diventare un’avventura grafica. Il protagonista Dante (nei panni di Durante) dovrà addentrarsi nei vari gironi per sconfiggere i peccatori di oggi con l’ausilio di Virgilio (alias Piero Angela)”. Il videogame verrà sviluppato dagli emiliani di Heartbit Interactive e supportato tramite il crowdfunding grazie a Eppela. “Ci piacerebbe portare il progetto anche nelle scuole, più che altro come occasione di dibattito con i ragazzi”. Il piano di espansione è avviato.

Daniele Barresi