Come promesso, Cinefilia Ritrovata prova a ragionare su come si può recensire la riproposta di un film del passato. Il caso di Cinema Ritrovato al Cinema offre un’occasione irripetibile per osservare le reazioni critiche di oggi ai film di ieri. Ovviamente il patto è che chi recensisce (ovvero i critici che segnaleremo) abbia davvero rivisto il film in questione, come richiesto anche dalla sfida proposta agli spettatori dalla Cineteca di Bologna. Nel caso di Dial M for Murder la versione 3D di fatto era pressoché inedita, dunque nessuno può affermare di conoscere davvero l’opera di Hitchcock senza aver saggiato la sua nuova natura.
Tra le recensioni che proponiamo, l’ottima Daniela Catelli analizza le nuove forme degli oggetti e la suadente interpretazione di Ray Milland, l’emergente Gabriele Niola osserva il rapporto tra 3D e spazio teatrale della messa in scena, Emanuele Di Porto su Sentieri Selvaggi esalta maggiormente la narrazione, Paolo Mereghetti enfatizza l’aspetto dell’ironia hitchcockiana, Philip French sul Guardian esplora i tocchi alla Hitchcock in 3D, la blogger Cut-Tv’s parla esplicitamente di riconsiderazione completa della fama del film grazie alla versione 3D, e infine la riflessione del maestro Gianni Rondolino sul perché bisogna rivedere Dial M e gli altri classici in sala.