Conosciuta in Italia con il titolo Tutta la città ne sparla, la commedia di Allan Dwan del 1946 presentata oggi al Cinema Ritrovato ha deliziato tutti, grazie a un meccanismo narrativo oliatissimo e a una capacità allusiva fuori del comune. La vicenda narra di un soldato che riesce, grazie a un di un paio di giorni di riposo, a viaggiare dall’Europa fino in America per rivedere brevemente la moglie. La licenza, tuttavia, non avrebbe permesso l’avventuroso viaggio, che dunque viene fatto in segreto con l’aiuto  di alcuni commilitoni. Peccato che il protagonista lasci dietro di sé tracce ed equivoci.

Tutto sembra dimenticato quando, alla fine della guerra, il giovane torna a casa e trova un bebè in braccio alla moglie. Lui sa che è il frutto della notte d’amore strappata in licenza, gli altri no, con tutte le conseguenze e i sospetti del caso. Quelle tracce lasciate per errore, a questo punto, tornano utili per dimostrare la paternità. Insomma, anche solo a citarne i tratti salienti, il canovaccio dà l’idea del tipo di commedia sofisticata cui ci troviamo di fronte. In platea, l’esperta di commedia americana Paola Cristalli ha subito notato le affinità con La ragazza del miracolo di Preston Sturges, uscito solo due anni prima e possibile modello per questo prodotto della Republic Pictures. Il tema della morale della provincia, presa un po’ in giro ma al tempo stesso consacrata, fa da contraltare alla gran quantità di spostamenti, viaggi e disavventure che colgono il protagonista. L’indagine intorno alla torrenziale filmografia di Dwan continua, permettendoci di conoscere un cineasta eclettico e uno dei veri giganti dell’artigianato hollywoodiano.

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