Allucinati. E’ il primo aggettivo che mi è venuto in mente vedendo Kraunus e Pletskaya, i due protagonisti del film, aggirarsi con occhi sbarrati, sbandando a destra e a sinistra tra macerie e roventi schizzi di lava. Cosa ha provocato lo scenario catastrofico che apre Until Sbornia Do Us Part? Diretto dai brasiliani Otto Guerra e Ennio Torresan Jr. e in concorso al Future Film Festival, il film narra la storia di Sbornia, una misteriosa isola collegata al continente solo da un istmo e circondata da un muro invalicabile. L’isola, arretrata ed anarchica, costituisce una sorta microcosmo a sé stante, su cui cresce in abbondanza il Bizuwin: una pianta dalla quale si ottiene un fortissimo liquore verde molto apprezzato dagli sborniani. Quando il muro crolla, le cose cambiano drasticamente e Sbornia deve affrontare un violento shock culturale, andandosi a scontrare con la realtà del mondo esterno. Tratto da un musical brasiliano ideato da Hique Gomez and Nico Nicolaiewsky, Until Sbornia Do Us Part è un vortice di animazione 2D che trascina lo spettatore in un universo eccentrico e irriverente, dove si sovrappongono tanti generi diversi.
Commedia, dramma, musical, storia d’amore, si alternano freneticamente mescolandosi in un magmatico caos di situazioni sempre esilaranti, pur nella loro tragicità. I personaggi, caratterizzati da tratti stilizzati e spigolosi, hanno personalità ben definite: l’eterno innamorato svampito, il conservatore burbero e taciturno, il magnate avido, la riccastra acida e prepotente. L’ampia rosa di personaggi presenti va a comporre un’opera in cui la vera protagonista è in realtà la satira sociale: il capitalismo, la civilizzazione, lo sfruttamento dell’ambiente, le dinamiche di classe e le strutture sociali, sono infatti i temi principali del film. Anche senza una precisa contestualizzazione storica, la vicenda di Sbornia può comunque rappresentare un’allegoria della decadenza sociale e culturale dei nostri “tempi moderni”, fondendo umorismo e dramma in un’unica amara risata.
Barbara Monti