Giovanni’s Island, dopo numerosi riconoscimenti nei festival giapponesi e internazionali, vince il “Platinum Grand Prize” del Future Film Festival del 2015. Il film di animazione di Mizuho Nishikubo, uscito nel 2014, ottiene il riconoscimento bolognese in un anno simbolico, l’anniversario dei settant’anni dalla fine del conflitto mondiale, ma anche dalla meno nota conquista da parte dei russi delle isole Curili. Il contenzioso tra Russia e Giappone per il possesso di queste isole è ancora terreno scottante per i rapporti tra le due nazioni e Giovanni’s Island ha causato numerose polemiche tra i due stati.

L’invasione russa ha costretto gli abitanti di queste isole all’esilio e, a oggi, i sopravvissuti hanno potuto rivedere la propria patria solo grazie a programmi speciali. Giovanni, il protagonista, è tra questi e, mentre la nave si avvicina, rivede la costa della propria terra, dopo il lungo periodo d’assenza. Giovanni ci introduce a un lungo flashback, in cui ricorda tutti i fatti avvenuti dopo la violenta invasione russa. L’esercito occupa il territorio, distrugge tutto quello che hanno di più caro gli abitanti ed espugna le loro case, per stabilirsi definitivamente sull’isola. Attraverso gli occhi di Giovanni siamo scioccati quando le essenziali case giapponesi, vengono agghindate con matrioske, e i tipici futon, vengono sostituiti da imponenti letti in stile sovietico. La trama segue le vicende storiche e la famiglia di Giovanni, assieme al resto della popolazione, viene esiliata in gelidi campi di lavoro.

Durante la narrazione risaltano alcuni elementi, come la delicata storia di amicizia tra la biondissima Tanya e l’esuberante Giovanni, segno della difficile convivenza tra le due nazioni, ma anche uno sguardo sull’infanzia profondamente turbata dal conflitto, che riesce a trovare una via di fuga. Un altro elemento ricorrente è l’utilizzo dell’immaginazione del bambino, come unico modo per sottrarsi al dolore. Una voice over legge dei passi del libro Una notte sul treno della via lattea di Kenji Miyazawa mentre sullo schermo scorrono le immagini evocative di un treno che può condurre i bambini verso mondi di fantasia, grazie a un biglietto magico per qualunque destinazione. Tutti questi elementi, sebbene non nuovi, vengono utilizzati con destrezza dal regista, in modo da contrastare l’eccessiva brutalità dei fatti storici, in una narrazione fluida e ricca di colpi di scena. Infatti, alla poesia di queste immagini, si sovrappongono le rappresentazioni dell’esilio e della morte, le difficoltà dei campi di lavoro e la nostalgia del proprio paese. Un connubio riuscito tra realismo e immaginazione, che racconta delle vicende lontane, ma ancora attuali.

Il film mescola in sé elementi drammatici e lirici, una capacità ben nota dell’animazione giapponese, che in molti film ha saputo rielaborare gli anni del 1945 in maniera incisiva. Politico e poetico, Giovanni’s Island, arricchisce la vasta filmografia nipponica sul dopoguerra, aggiungendo un altro drammatico tassello, fino a ora inesplorato.

Chiara Maraji Biasi