Alice si è trasferita da poco con sua madre in una nuova casa, dopo la separazione dei genitori. Ambientarsi nella nuova scuola non è facile e non tardano a verificarsi strane coincidenze: il banco da lei occupato era stato in precedenza di Yuda, un ragazzo scomparso che precedentemente viveva nell’attuale abitazione di Alice. Nessuno sa che fine abbia fatto: si vocifera di omicidio. L’incontro con la sua vicina, Hana, darà l’avvio ad una serie di avventure/disavventure alla ricerca della verità.

Con The Case of Hana & Alice – presentato durante la seconda giornata del Future Film Festival 2016 e in competizione per il Platinum Grand Prize – il regista Shunji Iwai compie il suo esordio nel campo dell’animazione, realizzando un prequel del suo film in live action del 2004 Hana and Alice. Quello che colpisce immediatamente a una prima visione è l’effetto ottenuto grazie all’utilizzo del rotoscoping, tecnica che prevede la creazione dell’animazione a partire da personaggi reali. I movimenti sono fluidi e morbidi, conferendo grande realismo espressivo alle protagoniste della pellicola.

Si susseguono momenti di grande tenerezza, che vedono il progressivo cementarsi di un’amicizia tra le due ragazze, basata sulla condivisione di quotidianità, ma anche di ricordi dolorosi. Ed è proprio la delicatezza che caratterizza la narrazione di Iwai a farci apprezzare persino le sequenze che ritraggono momenti di vita ordinari, dal ritmo talvolta lento. Non mancano poi gag divertenti scaturite da equivoci, situazioni esilaranti in cui ci ritroviamo a seguire le due protagoniste in peregrinazioni senza meta, disavventure improbabili che alla fine le porteranno verso la riuscita della loro missione.

Gli sfondi utilizzati raffigurano scenari urbani dai brillanti colori pastello, il cui pittoricismo li rende tele perfette per dare risalto ai movimenti flessuosi dei personaggi, talvolta enfatizzati dall’effetto ralenti. La colonna sonora, opera di Iwai così come la sceneggiatura, vede le sequenze più toccanti del film accompagnate da una musica strumentale di pianoforte leggera e malinconica, come Fish in the Pool, motivo ricorrente che viene ripreso anche nei titoli di coda.

Barbara Monti