Per tutti è sempre CDC, e del resto è la sigla con cui Carlo di Carlo si firma volontariamente in tante comunicazioni amichevoli. Questa volta le molte anime di CDC, scrittore, studioso, biografo, collaboratore e conoscitore di Antonioni, curatore di edizioni italiane, critico, storiografo, documentarista, regista e altro ancora, si fondono nel film Il gioco degli specchi, in proiezione al Lumière. Si tratta di un viaggio nella cultura cinematografica italiana dal 1945 al 1983. “La società italiana è stata aderente, o sfasata, spostata in avanti o indietro, in anticipo o ritardo, rispetto all’immagine che ne ha dato il nostro cinema?” si chiedono Carlo di Carlo e Flavio De Bernardinis, docente e critico anch’egli della testata storica Segnocinema. La domanda è alla base del loro documentario (diretto da di Carlo ma scritto a quattro mani), un montaggio di immagini tratte dall’Archivio dell’Istituto Luce che racconta un quarantennio fondamentale della nostra storia cogliendo negli eventi, nella politica, nei fenomeni di costume, nelle cerimonie laiche o religiose, nel lavoro e nello svago, lo spirito della nazione in tutte le sue sfaccettature. Guardando sempre al cinema come “sentimento della vita”.
CDC ne parla così: “Dallo straordinario e inesauribile Archivio dell’Istituto Luce, abbiamo annotato il cinema non come prodotto confezionato, ma il cinema come sentimento della vita. E poi la vita nazionale, la spirale della politica, la sfera del costume che muta, la strada e la piazza, il mondo del lavoro, le cerimonie laiche e religiose, lo sport, i casi previsti e quelli imprevisti. Una dopo l’altra, nella loro contrapposizione, le immagini originali selezionate, tratte dall’Archivio, ricomposte e riconfigurate in modo altro per renderne più serrato il
senso e più vivo il ritmo del racconto, diventano al tempo stesso una partitura che proprio nei testi dei
sonori originali acquista forza e rilevanza, e una ballata che nel ritmo ne cadenza il respiro. Senza alcun intervento, commento o giudizio aggiuntivi”.