La proiezione al Cinema Ritrovato di Dial M for Murder  nella versione originale 3D è stata presa d’assalto dai cinefili. Ovviamente, la curiosità era molta, ed è stata ampiamente ripagata, anche se col sistema 3D digitale di oggi. Delitto perfetto, oltre a confermarsi grandissimo saggio di suspense, e non film alimentare girato per onor di contratto (come per lungo tempo è stato classificato), assume con la tridimensionalità un aspetto ancora più astratto. Come se si trattasse di un manuale della tensione da svolgersi in una sola stanza, ma a differenza di Rope senza unità di tempo, Dial M for Murder sembra ancora oggi prosciugare ogni orpello per giungere al cuore stesso del genere. Il tema della chiave, sul cui scambio come noto si gioca gran parte del meccanismo di detection, è una portentosa metafora di tutte le porte che può aprire Hitchcock con i suoi film di apparente, puro intrattenimento. Importante, tuttavia, sottolineare l’importanza assunta da una chiave che non gira, destinata a un’altra porta e un’altra casa. Come a dire: per Hitchcock il cinema è matematica, ma non formula; cervello, ma non schema; funzionalità, mai spreco o scialo. Delitto perfetto è forse il cinema perfetto, quello che non lascia spazio ad altro che alla potenza del progetto, laddove la pulsione umana è talmente nascosta dal piano omicida da lasciare gli spettatori ancor più sgomenti che in Psycho

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