Colpisce fin dalla prima sequenza, Omar di Hany Abu-Assad, che apre l’edizione 2014 di Human Rights Nights. Girato tra Nablus, Nazareth e Bisan con una troupe esclusivamente di locali, molti dei quali alla prima esperienza, il film comincia per l’appunto di fronte a un muro, che il protagonista – fornaio palestinese – cerca di scavalcare. Senza bisogno di simbolismi complessi, il regista mette in scena frontalmente “la” questione principale del conflitto israelo-palestinese, e il senso di prigionia di larga parte della popolazione araba. Il protagonista Omar sembra attraversare tutti gli stadi della popolazione palestinese, dalla frustrazione alla ribellione, salvo poi trovarsi sempre più invischiato in scelte senza via d’uscita. Il film di Abu-Assad colpisce per come avvince con un montaggio incalzante e una regia robusta, persino con qualche iniezione di spettacolarità, lontano cioè dalle modalità di rappresentazione più tradizionali del cinema a vocazione umanitaria e politica. In fondo, Omar attraversa anche diversi sotto-generi (dal film di denuncia al prison movie, dal melodramma al thriller), con intelligenza e spirito innovativo.
Il film, secondo il regista, si ispira all’Othello di Shakespeare: “Il problema di Othello era la sua insicurezza. Quando si è insicuri, si inizia a credere all’incredibile. Quando si è paranoici, non si possono prendere decisioni razionali . Credo che ognuno di noi abbia vissuto un momento simile, a meno che non si provenga da un ambiente agiato che non ti costringe a vivere sotto pressione. È in quell’istante che si sente il potere della nostra esistenza. Noi palestinesi sappiamo bene cosa significa”. Con Omar, Abu-Assad ha ricevuto la sua seconda nomination all’Oscar attirandosi, oltre all’attenzione internazionale, anche la veemente reazione di Israele. Ma il regista sostiene che Omar si concentri più sul modo in cui le nostre azioni hanno dei risvolti sulle amicizie e sulla vita sentimentale che non sulla situazione politica. Come molti tra la minoranza di arabi israeliani, Abu-Assad , 52 anni, si auto-definisce palestinese. Durante un’anteprima di Omar si è rifiutato di parlare ebraico preferendo l’uso dell’inglese: “Voglio che gli ebrei israeliani facciano lo stesso sforzo che faccio io per capire loro”.
La proiezione avviene nell’ambito della proposta di candidatura al Premio Nobel di Marwan Barghuti, lanciata nel 2013 a Robben Island (Sud Africa) da Angela Davis, Desmond Tutu e altri Premi Nobel e personalità nel mondo.