In occasione della presentazione del nuovo DVD+libro della Cineteca di Bologna, The Story of Film. I bambini e il cinema, alla presenza di Mark Cousins, Cinefilia Ritrovata offre in anteprima il saggio di apertura del booklet, scritto dallo stesso critico irlandese, per questa sua nuova, attesissima, fatica.

THE STORY OF FILM. I BAMBINI E IL CINEMA

Sei attratto da qualcosa prima di sapere perché. Senti l’attrazione prima di comprenderla. Paul Cézanne tornava sempre a Mont Sainte Victoire e alle mele, Federico Fellini era ammaliato dal circo.

Da bambino, il calcio, amato da tanti miei compagni, non mi diceva nulla, mentre il cinema mi attirava come il raggio traente di un film di fantascienza. I film erano un raggio nel vero senso della parola, un raggio di luce danzante che catturava il mio sguardo, e non solo il mio sguardo. Negli anni Settanta, a Belfast, dove vidi i miei primi film sul grande schermo, il cinema per me era come uno stabilizzatore, come le rotelle che avevamo sulle nostre biciclette. Ero un bambino nervoso, forse a causa della guerra in Irlanda, ma lo ero molto meno quando le luci si abbassavano e il film cominciava.

Così il cinema è diventato parte di me, o mi ha preso tra le sue braccia, e siamo cresciuti insieme. Diventando adulto il mio mondo si è ampliato, è divenuto più stabile. Iniziai a dirigere per la televisione; il mio primo lavoro riguardava un festival per bambini a Glasgow. Anni dopo, realizzai il mio primo lungometraggio, The First Movie, su un gruppo di bambini dell’Iraq curdo che per la prima volta vedevano un film. Nei festival sperimentali che ho organizzato con Tilda Swinton in Scozia e in Cina, abbiamo preso in prestito idee dalle feste per bambini, dalle fiabe, cercando di rendere magico quello che stavamo facendo.

Sapevo perché desideravo lavorare sull’infanzia, con i bambini. Avevo letto le parole di Pablo Picasso, che tutti i bambini sono artisti, e che le inibizioni dell’età adulta nascondono quella creatività. Volevo disimparare alcune delle idee in cui ti imbatti quando diventi adulto – che apparire professionali è sempre positivo, che bisogna nascondere le nostre emozioni, che la vita è una questione di vendere e comprare. Volevo improvvisare la vita, liberamente, cavalcare le sue onde, come fanno i bambini. Ho diretto The Story of Film: An Odyssey, una storia del cinema on the road, per la quale ho viaggiato in tutto il mondo. Terminato il film, sentivo di dover fare qualcosa di più associativo, di meno lineare. Che cosa poteva esserci di meglio della più associativa e meno lineare tra le cose che conoscevo, il carattere dei bambini, con le loro gioie e le loro rabbie passeggere?

Così ho realizzato The Story of Film. I bambini e il cinema. È successo per caso. Un mattino, dopo colazione, ho filmato per undici minuti mia nipote e mio nipote che giocavano nel mio appartamento in Scozia. In quegli undici minuti, sono passati dalla timidezza all’ostentazione, dalla scontrosità all’allegria e poi all’aggressività. Mentre li guardavo comportarsi così, ho capito quanto i due bambini vivessero la propria vita al tempo presente. I miei nipoti non stavano pensando a quello che avrebbero fatto il giorno successivo o a quello che avevano fatto il giorno precedente. Minuto per minuto, lasciavano fluire liberamente le loro emozioni. Quando ho riguardato il girato, ho notato qualcosa di più nella loro allegria, la creatività. Ho capito che loro erano bravissimi a vivere il presente ma anche che il cinema era perfetto per registrarlo. Il cinema è una grande arte del presente. Conserva con facilità quello che accade, così decisi di fare un film a partire da quegli undici minuti di girato, e su come il cinema ha ritratto i bambini. I miei produttori Adam Dawtrey e Mary Bell hanno aderito al progetto, e il mio montatore ed io lo abbiamo realizzato prendendo da altri film scene su bambini che sembravano godersi il loro presente.

Diversamente da The Story of Film: An Odyssey, questo nuovo film non era lineare e non era un viaggio. Iniziava con i bambini nel mio appartamento, poi abbiamo inserito scene di bambini in Cina, Messico, Francia, Danimarca, Russia, ecc. Non c’era una storia. Volevo sforzarmi e cercare di realizzare un film senza storia. Un film fatto di stati d’animo. Ho appeso un disegno di Paul Cézanne sul muro della sala di montaggio e ho detto al mio montatore che avremmo dovuto cercare di trarne ispirazione.

Mentre montavamo, ci siamo accorti che l’Iran degli anni Novanta era un terreno molto fertile per i film sui bambini, così come la Cecoslovacchia e la Svezia degli anni Sessanta, e il Giappone degli anni Trenta. I registi iraniani sono così bravi con i bambini anche perché la censura limita la rappresentazione degli adulti. Spesso nei film americani sui bambini, questi assumono una connotazione eroica; in accordo con alcuni principi fondamentali della cultura statunitense, i bambini protagonisti devono provare a cambiare il mondo. In Giappone, forse di nuovo in risposta a delle norme culturali, la timidezza dei bambini è un tema chiave. E non sorprende che la classe sociale sia una questione centrale in molti dei grandi ritratti di bambini del cinema inglese, come Kes, Great Expectations o Ratcatcher di Lynne Ramsay. Mi spiace che non ci siano titoli italiani nel mio film. Il cinema italiano ha realizzato molti classici sui bambini – Sciuscià, Ladri di biciclette, ecc., ma volevo provare ad andare oltre i classici, quando possibile.

È al montaggio che scopri davvero il tuo film e i suoi temi. Se da Picasso e dal mio lavoro con Tilda Swinton ho imparato molto sulla creatività dei bambini, selezionando le clip per The Story of Film. I bambini e il cinema ho acquisito quella che si potrebbe definire una consapevolezza interiore del cinema e dell’infanzia. Il montaggio mi ha fatto comprendere qualcosa di nuovo dei film che rappresentano i bambini. Mentre aggiungevamo un frammento di Bambini nel vento, diretto da un maestro del cinema dell’infanzia, Hiroshi Shimizu, sono rimasto colpito da una battuta del dialogo. Un padre dice al figlio che l’infanzia è il periodo più libero della vita. Ho realizzato di non essere d’accordo. I bambini sono come degli schiavi viziati. Nei paesi ricchi almeno, i loro bisogni materiali vengono soddisfatti, ma viene loro comandato quando mangiare e dormire, cosa fare ogni giorno, dove non andare…

Ho guardato alcuni degli altri film ed estratti con questa idea di schiavitù viziata in mente. Questo tema li riconfigurava davanti ai miei occhi. Ho capito che quasi tutti erano saggi sul distacco, storie di legami che si allentavano, di catene da cui sciogliersi. Un cortometraggio danese che amo molto, Palle Alone in the World, è il manifesto di questo distacco. Un bimbo si sveglia e scopre che tutti gli adulti del mondo sono scomparsi, e con loro tutte le regole e i divieti che ti impediscono di fare le cose pazze che vorresti. Così ruba un camion dei pompieri e lo guida a tutta birra, poi pilota un aereo, fino alla luna, ovviamente. Ugo e Josefin, un classico in Svezia ma poco conosciuto altrove, racconta quel tipo di apertura che si prova in una calda giornata estiva, quando i campi e il cielo sembrano sbocciare come un fiore. È come se Josefin fosse su un piccolo palcoscenico e poi i muri, gli appartamenti, sparissero per rivelare panorami e orizzonti di amicizia e di viaggio.

Uno dei più grandi cineasti del mondo, Mohammad-Ali Talebi, sembra ben consapevole del fatto che i film sui bambini sono proprio film sulla libertà. In uno dei suoi lavori migliori, Willow and Wind, un ragazzo che ha rotto un vetro della sua scuola affronta un’ardua impresa per trovare un vetro sostitutivo, che poi porta fino all’istituto. Guardandolo lottare mentre trasporta il vetro attraverso campi e fiumi, ci sembra quasi che stia portando la metafora del film, una struttura, quell’invisibile rettangolo entro il quale genitori e insegnanti impongono ai bambini di vivere. Il vetro è come una catena, che imprigiona il ragazzo.

Abbiamo cercato di intrecciare riflessioni come queste nel nostro film che, con nostra sorpresa, è stato selezionato a Cannes e in molti altri festival in giro per il mondo. Non è sorprendente invece che i film sui bambini mi abbiano entusiasmato, e mi abbiano fatto riflettere. Molto semplicemente, sono tra i migliori film che siano mai siano stati realizzati. Mi sento migliore dopo averli esplorati. Anche loro sono diventati parte di me, ora.

Mark Cousins