In Midnight Mary e Wild Boys of the Road, entrambi del 1933, il binomio gioventù e povertà è al centro delle conseguenze della Grande Depressione: la disoccupazione è una piaga dilagante, spinge promettenti, giovani ragazze a scegliere di mettersi nelle mani di individui senza scrupoli, o ragazzini premurosi ad allontanarsi volontariamente dalle proprie famiglie impoverite per togliere bocche da sfamare ai genitori. Mary/Loretta Young cammina per le strade e vede le insegne luminose dei night club e dei locali trasformarsi in rifiuti e negazioni perentorie: no jobs! La ricerca del riscatto è costantemente disattesa dalla situazione socio-economica e dagli uomini, che nel film detengono il denaro e dunque il potere di decidere se, come, chi aiutare e “salvare”: essi si muovono verso Loretta Young esclusivamente perché spinti dal desiderio, si tratti del bad guy Leo/Ricardo Cortez o del “buono” Tom/Franchot Tone (il film è disseminato di dialoghi particolarmente espliciti e allusioni sessuali). Anche nel caso del love interest della protagonista il primo impulso è prevaricante, quasi violento, e solo successivamente mitigato dall’insorgere dei sentimenti.

Come Mary, che ogni volta prova a diventare una brava lavoratrice ma gli eventi avversi la precipitano costantemente dal suo losco protettore, così Eddie, Tommy, Sally, i protagonisti di Wild Boys of the Road, sono costretti a vivere ai limiti della legalità perché nessuno è intenzionato a dar loro una possibilità. Wild Boys of the Road è un film pieno di movimento e di vivacità – merito in gran parte della performance acrobatica di Eddie/Frankie Darro – che in un attimo può precipitare nel cupo scontro con la realtà e il sopruso sul più debole. Il finale buonista, fiducioso nel buon cuore di illuminati tutori della legge, non può inficiare la forza drammatica di scene come quella della ribellione contro la polizia ferroviaria, della legittima aggressione al capotreno o della lotta per mantenere in piedi il proprio angusto spazio, ricavato letteralmente in mezzo agli scarti e ai rifiuti di campagne e città. Per non parlare dello struggente monologo finale di Eddie, che mette in luce la cattiva coscienza della ricerca del benessere e del sogno americano della possibilità per tutti: agli adulti, alla legge, non interessa veramente né punire né rieducare questi figli costretti alla deriva, ma solo allontanarli dagli occhi per non dover guardare in faccia il fallimento del proprio mito.

 

Chiara Checcaglini