In occasione della retrospettiva sul cinema di Joseph Losey , ricordiamo il grande cineasta attraverso le parole che Michel Ciment, scrittore, giornalista e  critico cinematografico francese, gli ha dedicato nel 2000, sul n. 96 di CinémAction : “Ciò che amo di un regista è che i suoi film contengano la più grande apertura possibile, che arrivino a rappresentare la vita nella sua globalità. A mio parere, le grandi opere di Losey – che siano Eva, Mr. Klein, Cerimonia segreta, Il servo o L’incidente – colgono in tutta la sua complessità l’uomo e il suo rapporto con il mondo, senza trascurarne nessun aspetto. […] I suoi film riflettono la grande ricchezza della sua cultura, delle sue conoscenze nell’ambito della pittura, dell’architettura, della letteratura, il suo retaggio puritano, il suo marxismo… Tutto questo si fonde e  arriva a formare un tutto […]. Credo che questa totalità sia il contributo di Losey al cinema, anche se non è l’unico ad averla raggiunta. Ci sono inoltre la bellezza e la sensualità della sua messa in scena: non è un regista che si interessa prima di tutto agli attori o ai movimenti di macchina; tiene conto di tutti gli elementi del fare film; il suo lavoro sulle scenografie è straordinario, e i movimenti di macchina sono legati ad esso… Vale per i suoi personaggi l’adagio ‘dimmi dove abiti e ti dirò chi sei’. Nello stile di Losey ritroviamo questa eccezionale complessità di contenuto. L’estetica nei suoi film corrisponde anche a una concezione morale”.