Continua la retrospettiva dedicata a Jim Jarmusch, e continuano gli approfondimenti di Cinefilia Ritrovata, in particolare sul rapporto tra cinema e musica presente nei film del regista indipendente americano. Questa volta però il focus è su Leningrad Cowboys, dell’amico Aki Kaurismäki, dove Jarmusch (oltre che in spirito) compare in un cammeo. 

Nel film Leningrad Cowboys Go America (Kaurismäki, 1989), la prima scena è già musicale: al gelo della tundra russa, i dieci componenti dei Leningrad Cowboys suonano un brano che ricorda le melodie dei canti tradizionali russi. Ma perché, seppur bravissimi (a detta del loro impresario Vladimir) e con l’immagine giusta (il ciuffo e le scarpe sono quelli che quasi tutti vorremo provare almeno una volta nella vita, a detta di Peter von Bagh), i Leningrad Cowboys non sono ancora famosi in America? In fondo – forse perché gli americani sono troppo abituati alle sonorità elettroniche – basterebbe eseguire Poliouchko pole (Pianura, mia pianura) in versione rock.

Così, il lungo viaggio che porterà i protagonisti fino in Messico, dove finalmente entreranno a far parte della hit messicana, non può non trasformarsi anche in un percorso musicale attraverso i generi – dal rock al country, dal jazz, al rhythm and blues. In questo processo di americanizzazione totale che si esplicita con il cambio degli strumenti della band (nella versione rock, vengono introdotte due chitarre elettriche e sparisce la fisarmonica) e di abitudini (anche i Leningrad Cowboys si mettono a mangiare hamburger e patatine), grottescamente il gruppo prova a raggiungere il successo adattandosi al sistema sociale in cui si trovano a vivere. Il primo approccio dei Leningrad Cowboys ad un’esecuzione rock è con una ballata alla Bob Dylan; poi, l’incontro con un lontano cugino russo che si propone come cantante del gruppo segnerà la svolta del grande successo di pubblico. Insomma, il rapporto che si esplicita è quello tra musica e società: la presenza di un leader attira folle di fan in musica, come il front man politico esercita un certo carisma sulle masse nel sistema sociale – capitalistico e globalizzato – di cui i Leningrad Cowboys aspirano a far parte.

Kaurismaki e i Leningrad Cowboys si conoscevano prima della realizzazione del film: nel 1987, il regista aveva già diretto due videoclip dei Leningrad Cowboys (Thru the Wire e LA Woman) e, nel 1986, il regista aveva chiesto loro di partecipare al cortometraggio Rocky VI. La loro collaborazione è proseguita nel tempo con altre produzioni (Those Were the Days, cortometraggio del 1992); These Boots (videoclip del 1992); Leningrad Cowboys Meet Moses (del 1994, sequel del primo film nel quale il gruppo tornerà in patria); Total Balalaika Show (concerto con l’orchestra dell’Armata Rossa, nel 1994). Così, in un certo senso, possiamo sovrapporre la figura del finlandese Kaurismäki con quella dei russi Leningrad Cowboys: il regista, che è diventato uno scopritore di talenti nel panorama internazionale musicale, ha rilanciato contemporaneamente se stesso nel mondo del cinema.

Marianna Curia – Associazione Culturale Leitmovie