Già nel 2009 ad Annecy avevano notato le qualità di questo film, assegnandogli il Gran Premio Annecy Cinéma Italien. La Francia ha fatto eco al festival, distribuendo e apprezzando La bella gente. Ad agosto, dopo sei anni e una lunga battaglia con i distributori, anche l’Italia può finalmente vedere il “nuovo” film di Ivano De Matteo – in proiezione alla sala Cervi della Cineteca di Bologna in questi giorni.

Susanna, donna dai nobili ideali, lavora da sempre con le donne maltrattate e il suo spirito combattivo la spinge a non voltare la testa dall’altra parte, neppure durante le vacanze. Infatti quando nota la piccola e indifesa Nadja sul ciglio della strada, aggredita brutalmente dal proprio protettore, spinta dai buoni sentimenti coinvolge il marito in un assurdo piano infantile: rapiscono la ragazza e le prospettano un futuro roseo ospitandola a casa loro per tutta l’estate con la promessa di un nuovo lavoro a Roma. Accanto a Susanna ruotano una serie di personaggi grotteschi e talvolta disgustosi, che mettono in scena tutti i difetti e l’egoismo dell’essere umano. Alfredo, marito di Susanna, sembra essere l’unico a capire la delicatezza e la gravità della situazione, ma non riesce mai a esprimere un punto di vista deciso. Accanto a loro il figlio Giulio, insensibile e completamente privo di etica, accompagnato da Flaminia, dai modi gretti e dalle parole crudeli. Per ultimi Paola e Fabrizio, rozza coppia di vecchi amici, caustica e razzista lei, viscido e affarista lui. Ognuno di loro, vede nella presenza di Nadja qualcosa che turba l’equilibrio, che pone di fronte a una presa di coscienza, di cui purtroppo sono tutti completamente incapaci. Ogni personaggio sembra essere fossilizzato nel proprio ruolo, solo Susanna compie un vero cambiamento scivolando lentamente nella paura e nella cattiveria.

Tra tutti questi personaggi volutamente eccessivi, Nadja è una presenza fugace e silenziosa, di poche parole pronunciate in uno stentato italiano, misto al russo. Salvata dalla strada, si aggrappa con tutte le sue forze a quella che sembra essere la possibilità di riprendere il controllo della propria vita. Ma la sua presenza, diventa presto una minaccia per i suoi ospiti, e per tutta la narrazione rappresenta la realtà di queste ragazze invisibili, che non hanno voce neppure quando si tratta della loro vita. Non sono più delle persone a tutto tondo, complete e complesse, ma vengono viste solo sotto lo stigma della prostituta e in quanto tale anche Nadja diventa suo malgrado elemento di disturbo, personaggio scomodo che per il solo fatto di esistere mette in difficoltà, incattivisce, costringe le persone a fare i conti con la propria coscienza e le proprie paure.

Ivano De Matteo a poco a poco sgretola le apparenze, immergendosi nelle paure e nella brutalità umana, per raccontare un aspetto di un tema tanto nascosto, ma quanto mai attuale. E se tutti questi personaggi ci sembrano detestabili e sgradevoli, forse è solo perché enfatizzano ed estremizzano le nostre contraddizioni interiori.

Chiara Maraji Biasi