Uscito da varie settimane, e ora disponibile anche presso la Biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna, l’ultimo lavoro di Gian Piero Brunetta è stato accolto da lodi unanimi, e non poteva essere altrimenti visto il valore indiscutibile dell’opera. Il ruggito del Leone. Hollywood alla conquista  dell’impero dei sogni nell’Italia di Mussolini chiarisce fin dal titolo che Brunetta punta a una minuziosa ricostruzione delle strategie di promozione del cinema americano in Italia durante il Ventennio. Non è esclusa nessuna fonte testuale e paratestuale, con dovizia di particolari e attenzione spasmodica anche al più marginale dei dati: i materiali pubblicitari, i  servizi dei giornali, le copertine, le lettere degli spettatori, le fotografie, le locandine, le cartoline e i francobolli da collezione e molto altro ancora.

Questa la quarta di copertina: “Grazie al cinema, dall’indomani della prima guerra mondiale si compie il prodigio di trasformare il popolo americano- sconosciuto, selvaggio e stravagante, non nell’invasore barbarico, ma nel ‘prossimo tuo’ da accogliere e amare come te stesso. E di creare una dipendenza diffusa dal sogno americano. Il libro esplora, insieme, le strategie pubblicitarie e le reazioni individuali e collettive alla ‘Marcia su Roma’ delle Majors hollywoodiane dai primi anni venti. In generale viene descritta la parabola delle tecniche di advertising con cui Hollywood ha puntato a impadronirsi dei gangli emotivi e desideranti dello spettatore universale. Nello specifico si stabilisce un contatto ravvicinato con le strategie adottate in Italia e con lo spettatore italiano tra il 1922 e il 1938, dalle Majors e, in particolare, dalla Metro Goldwyn Mayer. Il ruggito del Leone ci fa rivivere le percezioni di mondi possibili per lo spettatore italiano tra le due guerre, in cui accanto ai profumi delle divinità hollywoodiane era possibile respirare anche i profumi della libertà”.

Qui di seguito, riportiamo la recensione del volume scritta da Lapo Gresleri per la rivista Cinergie:

“Grazie all’interesse degli apparati statali fascisti per i mezzi di comunicazione e ai favorevoli accordi commerciali tra i due Paesi, l’America viene presto a farsi portatrice di nuovi canoni estetici, atteggiamenti, princìpi e ideali, proponendo figure e ruoli sociali fino ad allora impensabili per gli italiani ancora molto legati ai modelli del secolo precedente. Un simbolo vero e proprio di una concezione alternativa di vita, basata su desideri e speranze che hanno caratterizzato, e anche oggi in parte caratterizzano, il pensiero comune contemporaneo.

Brunetta rintraccia la principale ragione di tale successo nel ruolo attivo che Hollywood attribuisce al pubblico, coinvolgendolo e rendendolo partecipe della creazione dell’universo fantastico attraverso l’azione combinata di tutti i media, elaborando un’efficace quanto vincente strategia di comunicazione ricca di contenuti forti e condivisibili in tutto il mondo. Ripercorrendo le tappe della rapporto tra Italia e Stati Uniti, l’autore analizza i meccanismi persuasivi impiegati affinché l’immaginario americano raggiungesse e affiancasse – e in alcuni casi sostituisse – quello nostrano. In particolare si pone l’accento sulla ricezione di quei fenomeni e materiali parafilmici che anticipavano, accompagnavano e seguivano lo spettacolo in sala, dal divismo creatore di vere e proprie forme di culto ai borderò, alle brochures, alle lettere a rotocalchi e riviste specializzate, al battage pubblicitario e alle pratiche di novellizzazione atte a tenere acceso l’interesse per un dato film oltre la sua fruizione diretta.

Così, merito pure dell’ampia documentazione iconografica e testuale costantemente riportata, viene a palesarsi la forza di un fenomeno che ha coinvolto più di una generazione, superando barriere sociali, politiche e intellettuali, dando vigore a quella cultura di massa poi consolidatasi nei decenni successivi. Nonostante l’incrinatura delle relazioni tra i due Paesi dovuta alle delicate questioni politiche estere e la rottura di tale legame con il Regio Decreto Legge del 1938, che istituiva il monopolio statale sull’esercizio cinematografico – venendo di fatto a limitare fortemente l’importazione di pellicole straniere – il cinema a stelle e strisce non abbandonerà mai del tutto il mercato italiano, continuando ad alimentare per tutto il periodo della guerra e durante la successiva ricostruzione le passioni e le fantasie di una popolazione pur cambiata, disillusa e segnata dalla tragedia bellica. Dagli anni Cinquanta nuovi miti e icone si presenteranno a un pubblico più maturo e meno ingenuo, nuovamente desideroso tuttavia di trovare nel grande schermo non solo una via di fuga e di svago da una realtà difficile e ostile, ma anche uno strumento formativo per una nuova coscienza culturale e civile, indispensabile per la svolta storica in corso”.