E’ cominciata anche la sezione dedicata alla nouvelle vague polacca e al suo rapporto col cinemascope, con un film di Alexander Ford, regista originario di Kiev, che portò la cinematografia polacca alla ribalta mondiale ricostruendo il sistema produttivo cinematografico del paese e fondando una scuola di cinema che formò le generazioni più giovani. Dimostrazione dell’epicità del cinema polacco post-bellico e della scuola START (Stowarzyszenie Miłosników Filmu Artystycznego, Associazione dei sostenitori del film artistico), Il tramonto degli eroi sfrutta gli interni con il cinemascope in tutte le sue possibilità spaziali. Ford utilizza ogni tecnica possibile, dall’illuminazione alla profondità di campo, dalla gigantificazione del primo piano alla valorizzazione dei lati dell’inquadratura, fino ai più elaborati movimenti di macchina che incorniciano volti o dettagli, oppure girano intorno ai personaggi interagendo in maniera complessa con i gesti degli attori.

La dimensione di paura, disorientamento e follia dell’esercito tedesco in rotta, e il rifugio dei polacchi insieme alla famiglia del dottore e delle figlie, mette in gioco non solo elementi storici e culturali, ma anche drammaticamente psicologici – per esempio il dramma delle donne nei momenti più confusi del conflitto, ridotte letteralmente a bestie, da utilizzare a piacere per i soldati, come fossero giustificati dalle privazioni subite in guerra o in prigionia.

L’atto finale del film, quello della reazione nazista e della battaglia contro i cecchini nascosti nel campanile (a un certo punto, rivedendolo oggi, viene alla mente qualche analogia con la seconda parte di Full Metal Jacket) sembra riconciliare Il tramonto degli eroi con i codici del war movie. Come scrive Petteri Kalliomäki: “Per molti versi esso riassume tutti i film di guerra girati dai suoi allievi, da Wajda a Munk, e li supera tutti per l’intransigenza con cui svela la cruda brutalità della guerra. Nei primi quindici minuti il film infrange l’argomento tabù degli stupri perpetrati in Germania nella fase finale del conflitto. Complessivamente è una delle più esaurienti indagini sugli abusi e le sopraffazioni subiti dalle donne in tempo di guerra”.

Ciné-fils