Per finire in bellezza questa rassegna dedicata a Ingrid Bergman, ci viene proposto l’ultimo suo film svedese prima che intraprendere la carriera ad Hollywood. Il film apre con la scena di un litigio fra Kerstin Norback (Ingrid Bergman) e il suo non più amato Nils Asklunt (marinaio disoccupato ormai da tempo) che sfocia in un conflitto a fuoco dove Kerstin rimane gravemente ferita all’addome. In seguito al processo dive viene criticata e messa in dubbio la reputazione della protagonista, decide così di trasferirsi radicalmente in un’altra città, Stoccolma, e cambiare nome in Sara Nordana, condividendo un appartamento insieme ad altre donne. La complicità con le amiche e l’incontro con il medico Stefan Von Bremer ossessionato ed invaghito dall’immagine di questa donna così misteriosa, ma allo stesso tempo così fragile come una bambola di porcellana, l’aiuteranno a ricominciare a vivere.

Il film tratta un argomento che possiamo considerare ancora molto attuale; il pettegolezzo, la denuncia della mentalità provinciale. Inoltre, fin dall’inizio del film, il regista Per Lindberg, mette in cattiva luce le figure maschili che si rivelano meschinamente guidati dal loro desiderio e istinto sessuale; al contrario sembra avere una forte sensibilità per le figure femminili. Queste quattro ragazze costrette a vivere da sole, perché i rispettivi fidanzati non le vogliono sposare, si sostengono a vicenda, si aiutano a “sopravvivere” nelle situazioni più disparate. Ma la figura della Bergman è ben diversa dalle altre, lei è peccatrice e si lascia intendere che peccherà ancora, fuggendo con il fidanzato di una delle sue amiche. In questo film la Bergman è sotto i riflettori da parte di tutti i personaggi; gli uomini vedono in lei una bellezza particolare,possiede qualcosa di intrigante, di seducente; le amiche invece sentono che in lei c’è qualcosa di diverso, come se il suo cuore battesse in modo diverso rispetto ai loro, timorose da questa presenza che trapela qualcosa di misterioso, di nascosto.

A soli venticinque anni e con numerosi film alle spalle, Ingrid Bergman per l’ennesima volta da mostra di doti da attrice impressionanti, regalandoci nuove e continue emozioni con la sua straordinaria capacità di calarsi nei panni di personaggi sempre diversi da loro. In Juninatten, il regista ci rivela tutte le qualità della Bergman:  uno sguardo emblematico, una presenza seducente, sensuale, ma allo stesso tempo un’eleganza unica nei gesti che le assicura l’attenzione di ogni uomo; come nella vita reale la Bergman è sempre riuscita ad ottenere.

Francesca Bernardi