Germania, Berlino, quattro ragazze al termine dei loro studi con la speranza ormai vana di trovare un impiego come designer si incontrano e decidono di mettere su una società chiamata “i 4 compagni”, fondata su sacri giuramenti e totale fiducia reciproca. La determinazione, il lavoro di squadra e la strabiliante furbizia delle giovanissime ragazze le permette di vincere un concorso per il marchio in una fabbrica di sigarette nella quale lavora il brillante professor Stefan Kohlund (Hans Sohnker) che manifesta numerose volte una forte attrazione nei confronti di Marianne Kruge (Ingrid Bergman) nonché ideatrice e “dittatore” del gruppo.

Protagoniste di questa storia, per l’appunto, queste quattro ragazze dai caratteri e personalità fortemente opposte; Franziska (Ursula Herking) l’unica forse che alla resa dei conti persegue un fine nell’ambito dei suoi studi, dell’arte, di realizzazione personale riuscendo ad esibire un suo quadro (rappresentante le quattro ragazze) all’interno di una mostra diventando così un’artista contemporanea. Kathe Winter (Sabine Peters) la ragazza più fragile di spirito e di animo delle quattro, ma la più fedele che fino alla fine tende una mano verso Marianne, arrendendosi soltanto alla scoperta di essere incinta di un baldo giovane intento a sposarla. Lotte Waag (Carsta Lock) la più bruttina fra loro si sposerà con “l’ispettore delle imposte) personaggio assai più interessante che attraverso i suoi modi impacciati ci strappa numerosi sorrisi.

Infine abbiamo Marianna Kruge la cui personalità spicca grazie alla sua determinazione e alla sua caparbietà con la quale riesce sempre a tenere a galla lo spirito delle sue compagne; nello sviluppo della storia, però, il suo personaggio sembra prendere una piega assai diversa, ci viene proposta un Ingrid Bergman priva di sentimenti se non in nome di questa amicizia che opprime più di rendere liberi, ricorrente è la frase “prima gli affari, poi le questioni private”; un Ingrid Bergman dal cuore freddo che solo il professor Kohlund riuscirà a sciogliere.

Per la Bergman questo film del 1938 diertto da Carl Froehlich rappresenta la prima pellicola girata in Germania utilizzata come trampolino di lancio dal percorso cinematografico ormai agli sgoccioli in Svezia. Questo film ci da mostra in chiave ironica di quanto il motto “tutti per uno, uno per tutti” non sia sempre la soluzione migliore.

Francesca Bernardi