La grande maestria nella regia di Gustav Molander e la strabiliante interpretazione di Ingrid Bergman ci danno mostra di magia creando un capolavoro rimasto alla storia come miglior film svedese degli anni ’30. Il film uscito nelle sale nel 1938 ci racconta la storia di un gruppo di malfattori dal quale si nota una figura di spicco, una donna di nome Anita (Ingrid Bergman) incredibilmente crudele, spietata e con il volto evidentemente deformato da diverse ustioni procuratesi da bambina. La storia prende una piega assai inaspettata quando viene scoperta in flagrante nell’intento di rubare gioielli ad una delle sue “vittime” dal marito di quest’ultima, un famoso dottore che da questo incontro in avanti l’aiuterà non soltanto per mezzo di un intervento, ma dandole anche la spinta per redimersi e lasciarsi indietro il suo passato. Memorabile è l’intro dove la presenza di Anna viene annunciata soltanto attraverso l’ombra e la voce, un momento di shock dovrà aspettarsi lo spettatore nel vederla in un ruolo completamente inaspettato.
Il film ci fa soffermare su quanto sia importante avere qualcuno al proprio fianco che ci dia la forza di affrontare gli ostacoli più alti che la vita ci pone; avere qualcuno che ci aiuti a risolvere i nostri problemi, qualcuno che riesca a vedere al di là dei muscoli e delle ossa che ci abitano; qualcuno che ci “salvi” da noi stessi.
En kvinnas ansikte segna i primi anni della carriera di Ingrid Bergman, la quale da mostra di notevoli capacità di attrice; in questo film viene ingaggiata per interpretare il ruolo di una donna dai mille segreti, un personaggio problematico che cerca di adattarsi alla realtà e alle persone attraverso l’odio e il disprezzo. Quando Munlander decise Ingrid come protagonista di questo film, la casa di produzione manifestò un forte dissenso, non voleva che le venisse assegnato un ruolo che la imbruttisse a tal punto; le propose invece un altro tipo di ruolo con tutt’altro copione che lei stessa definì “terribilmente noioso”; da questo scaturì un compromesso, Ingrid avrebbe preso parte sia all’uno che all’altro.
En kvinnas ansikte, presentato dal curatore della rassegna Jon Wengstrom, ci spiega come per quanto questa pellicola possa presentare segni di usura e mostrataci su formato 35 millimetri possiede una qualità d’immagine straordinaria che solo il “cinema ritrovato” ci da la possibilità di gustarne la visione.
Francesca Bernardi