Paolo Mereghetti, critico cinematografico, giornalista di fama internazionale e autore del rinomato dizionario “il Mereghetti” ha partecipato alla XVII edizione de “Il cinema ritrovato” e noi ne abbiamo approfittato per intervistarlo.
Cosa ne pensa di questo festival?
Ogni anno considero questa settimana una “vacanza da scapolo”, un appuntamento imperdibile. L’eclettismo di questo festival si trova nella varietà delle pellicole restaurate, che negli ultimi anni sono aumentate, dando spazio a rarità come i muti giapponesi. In questa settimana intensa lo spettatore ha la possibilità di immergersi nel cinema e riflettere sulle svariate sfaccettature del cinema. Io sono di Milano e, sebbene la nostra Cineteca sia molto buona, spesso, per giungere ad un compromesso con la moltitudine dei cittadini, si tende a proiettare film poco inediti e originali; mentre qui a Bologna l’esclusività delle opere cinematografiche è quasi sempre garantita. Inoltre vorrei sottolineare l’importanza della visione dei film in sale cinematografiche. Non sono un amante di Youtube o della rete in generale come mezzo per sostituire il cinema. Questo, infatti, fisiologicamente cambia la reazione dello spettatore che esce dal cinema più toccato dal film, che resterà maggiormente impresso nella sua memoria.

Siamo a conoscenza della sua esperienza come giurato del DVD awards. Ci può raccontare quali sono i criteri con cui selezionate e premiate le opere cinematografiche?
Dunque, una prima scrematura viene effettuata da un comitato di selezione iniziale che ci invia circa una quarantina di DVD-Blu Ray che noi, la giuria (composta da Lorenzo Codelli, Alexander Horwath, Mark McElhatten, Jonathan Rosenbaum, Peter von Bagh e il sottoscritto) studiamo ed infine premiamo. Un buon DVD deve essere originale sotto molti aspetti: la proposta deve essere nuova o insolita, e ovviamente più il film è raro e originale più si apprezza il lavoro immenso del restauro e del ritrovamento del suddetto film, che finalmente sarà fruibile al pubblico. Insieme a questo gli extra giocano un ruolo fondamentale sul giudizio di un DVD, non essendo infatti solo scene eliminate o inedite come si usa fare per i DVD attuali ma a volte veri e proprio percorsi inerenti al film, di approfondimento storico e cinematografico.  Quest’anno sono uscite alla scoperta vere perle sconosciute oppure perse nel corso degli anni, come una serie d’animazione cecoslovacca assolutamente inedita. Anche dalla casa di produzione cinematografica tedesca, la  Flicker Alley, ci sono giunti film speciali e nuovi, oserei dire, allo scenario mondiale.

Il suo dizionario, Il Mereghetti, è famosissimo in Italia: ci può dire come è nata questa idea e con che canoni sceglie i film da inserirvi?

Sono sempre stato appassionato di cinema, la mia cultura cinematografica me la costruivo una settimana all’anno a Parigi, uscendo da  un cinema e entrando subito in un altro. Notai come all’estero fossero già presenti dizionari di film (il Maltin per esempio), e così mi venne l’idea di fornire un simile strumento anche al pubblico italiano, uno strumento che facesse da guida ai giovani che per la prima volta si approcciavano al mondo della settima arte. Il mio sogno, spero realizzatosi, era quello di inserire il maggior numero possibile di film, concentrandomi su quelli usciti in Italia e quindi fruibili dal pubblico Italiano. Col tempo, il mio dizionario è cambiato per stare al passo coi tempi: con i computer è diventato molto più facile accedere al mondo del cinema, anche per vedere film non usciti in Italia. Così iniziai a coprire alcuni “buchi” nel mio dizionario, come per esempio quello relativo al cinema giapponese,  ho introdotto quindi  opere immortali di registi quali, per citarne alcuni, Naruse e Kinoshita. Anche i documentari stanno rientrando in voga, e quindi pian piano entrano anche nel mio Dizionario, allo stesso modo di film militanti che spesso purtroppo non sono distribuiti a sufficienza nei cinema.

Il Mereghetti è in competizione con l’altro famosissimo dizionario di film, Il Morandini?

Beh sicuramente la competizione c’è,  ma puramente editoriale. Io stimo molto Morando e sono stato anche suo vice all’epoca nel quotidiano “Il Giorno”, quindi non potrei che rispettare sia lui che il suo dizionario. Abbiamo idee diverse, è vero, ma non tanto sui singoli film (alla fine il voto è molto soggettivo) quanto sui metodi di scrivere le recensioni. Mentre  lui preferisce un riassunto conciso e di poche parole, io tendo a scrivere schede più lunghe che possano offrire un calmo e chiaro riassunto della trama, in modo che il lettore possa veramente farsi un idea del film o, se già visto, possa ricordarsene approfonditamente, e decidere se è il suo genere oppure no. Inoltre io non amo le frasi finali ad effetto, molto usate da Morando,  da me giudicate come espedienti retorici e non quindi molto utili alla causa. Magari – aggiunge ironico– sono io che semplicemente non  le  so fare.

Laura Cacciamani e Francesca Alberoni