Film vincitore di cinque Premi Oscar per Scenografie, Effetti speciali, Montaggio, Suono e Montaggio sonoro, I predatori dell’arca perduta è un film che tutti conosciamo. Meno indagati sono i motivi per cui la musica di John Williams ha un ruolo così importante per la riuscita del film di Spielberg.
I predatori dell’arca perduta nasce dalla collaborazione tra Steven Spielberg e l’autore del soggetto George Lucas, i due enfants prodiges della New Hollywood che, negli anni Ottanta dopo la rivoluzionaria decostruzione degli stilemi classici della narrazione cinematografica messa in atto dalla New Hollywood, li stava recuperando in una loro aggiornamento in forme di spettacolo più vicine ai gusti del nuovo pubblico. Lucas infatti pensava I predatori come un film sullo stile dei serial anni Trenta, ridando lustro così a quel genere tendenzialmente considerato di serie B, riscoperto e nobilitato proprio in quei medesimi anni con le serie cinematografiche di Star Wars, Teminator o Ritorno al futuro.
Elemento portante del film è la colonna sonora, composta da John Williams che scandisce qui la sacralità delle azioni e il procedere dell’avventura. La musica ha un ruolo essenziale come chiave delle emozioni: tutto quello che vediamo sullo schermo, anche nei momenti meno significativi, viene sottolineato dalla musica, che però non si esaurisce mai come semplice accompagnamento , ma diventa parte integrante del film, in una precisa architettura artistica. Al pari di altri grandi compositori per il cinema quali Erich Wolfgang Korngold, Alfred Newman, Miklos Rozsa, il merito di Williams è stato quello di aver sempre trovato la rappresentazione musicale ideale per ogni azione filmica.
Così la nota marcia principale del film – composta da due temi, uno portante e l’altro come “ponte”, secondo le regole della composizione occidentale – diventa il cuore di tutta la partitura, rendendola protagonista assoluta ogni qual volta il protagonista compie un gesto mirabolante. Accanto al tema principale legato al protagonista, si colloca la sfera romantica ed emotiva associata alla protagonista femminile Marion Ravenwood. È uno dei classici “love themes” della tradizione williamsiana, anch’esso evocatore del passato musicale hollywoodiano, costruito su un seducente intervallo di sesta che si ripresenta ogni volta che sullo schermo si accende la scintilla tra i due personaggi.
La partitura contiene poi un’altra invenzione tematica importante: il tema dell’Arca dell’Alleanza, che collega l’archeologia con il fascino ancestrale derivante dal potere divino dell’oggetto ricercato. Il momento da sottolineare riguarda la memorabile sequenza della “Sala del plastico”, in cui l’orchestrazione genera grandiosità anche grazie alla presenza di un coro misto. Tutta la scena è accompagnata esclusivamente dalla musica, mentre dialoghi ed effetti sonori quasi inesistenti.
Senza dubbio, I predatori dell’arca perduta ha ridefinito il concetto del genere avventura, entrando radicalmente anche nella nostra cultura popolare: il personaggio di Indiana Jones è ormai parte dell’immaginario cinematografico contemporaneo, così come la sua colonna sonora, ponte ideale con un passato che non è dimenticato, ma di cui anzi viene fatto tesoro per i tempi a venire.
Sara Caputo – Associazione Culturale Leit Movie