Momenti di puro genio, come al solito, grazie ad Aki Kaurismäki, che ha annunciato al mondo intero di aver digitalizzato obtorto collo i suoi film, così da permetterne una circolazione futura più facile e adeguata ai tempi. Per dare notizia, tuttavia, il buon Aki ha voluto stendere un piccolo pamphlet che Cinefilia Ritrovata ha tradotto per voi. Si intitola “L’invenzione del diavolo”. Eccolo.
“Anche se considero la tecnologia digitale un’invenzione del diavolo che distrugge la cultura umana così come la conosciamo, che ci ruba il lavoro e che alla lunga ci rende schiavi dell’intelligenza artificiale (un po’ come noi trattiamo il bestiame) sono allo stesso tempo consapevole che quello che è fatto è fatto, che non si può rimettere il genio nella lampada di Aladino, che non serve a nulla chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti o piangere sul latte versato. Quindi (e poiché non c’è altra possibilità), per rendere la mia modesta opera cinematografica accessibile al potenziale pubblico, ho finito per digitalizzarla in tutte le forme esistenti e in alcune di quelle ancora sconosciute.
Ammetto che la definizione digitale del colore è un gioco da ragazzi in confronto alla pellicola tradizionale in cui ogni colore primario è prigioniero del suo complementare. A sua volta, se paragonata alla pellicola, la superficie dell’immagine digitale è e rimane “morta”, perché non è generata dalla luce o da una reazione fotochimica, che produce una specie di vibrazione sulla superficie della pellicola. Per questo in finlandese le chiamiamo “elokuva” (“immagini viventi”). Comunque, queste cose le notano solo i vecchi brontoloni restii al cambiamento come me, le cui opinioni non contano affatto nel nostro mondo in continua evoluzione dove l’esperienza del passato è un fardello per il futuro.
Bisogna anche segnalare che un film tradizionale digitalizzato è tecnicamente valido quanto il suo negativo originale, ovvero, più il prodotto è nuovo più in media è facile digitalizzarlo, perché la grana è diventata sempre più piccola mentre la sensibilità del negativo è accresciuta. Visto che non è possibile “trasferire in digitale” un film tradizionale interamente, per i film in oggetto il colore è stato ridefinito “fotogramma per fotogramma” da me o dal direttore della fotografia Timo Salminen in un ragionevole lasso di tempo perché corrispondesse agli originali. Poi persone più giovani e appropriate li hanno “ri-masterizzati” in vari formati in modi che per me è impossibile e inutile afferrare.
Per concludere felicemente devo dichiarare, per evitare fraintendimenti, che l’eccessiva simpatia per la diffusione della tecnologia digitale che ho qui dimostrato non significa che non prevedo di girare film in 35mm finché sarà possibile reperire la pellicola e finché esisteranno i laboratori.
Fossi dieci anni più giovane le cose sarebbero senza dubbio diverse e berrei il veleno con la serenità di Socrate.”