L’arrivo a Bologna di Alejandro Jodorowsky merita la nostra attenzione. Pur non del tutto inserito nel pantheon della cinefilia tradizionale, Jodorowsky si è fatto amare dagli irregolari, dai sabotatori del gusto, dagli avanguardisti in cerca di spiriti polemici, dagli amanti del fumetto, dai letterati eretici, e da tanti altri spettatori lontani dal gusto corrente. La danza della realtà – l’ultimo film di Jodorowsky, proiettato dal Lumière alla presenza dell’autore – è, secondo il Village Voice, “il migliore di Jodorowsky, e certamente, a compimento di una filmografia ribollente di iperboli e simbologie, un film che si riconcilia con l’idea di tessuto narrativo”. Come un’autobiografia composta con i materiali tipici della sua arte, dal post-surrealismo al frullato di generi. Pochi giorni fa, un giornale ha dato la notizia della morte di Jodorowsky. Da par suo, Alejandro il 23 ottobre ha smentito con ironia su Twitter: “Bueno , resulta que he muerto. Felizmente la nota necrológica es bastante amable. Gracias”.