Tra le numerose proposte che animano in questi giorni gli schermi del Lumière, Art City Cinema non poteva non rendere il suo omaggio a Mario Dondero. Il maestro del fotogiornalismo italiano recentemente scomparso è stato infatti ricordato con Calma e Gesso, un documentario del giovane filmaker Marco Cruciani che per cinque anni ha accompagnato e filmato Dondero fra passeggiate, pranzi in trattoria e viaggi in auto in giro per l’Italia.

Dall’enorme mole di materiale raccolto (oltre cento ore), Cruciani trae di Dondero un ritratto ricco e commovente, in grado di restituire appieno le straordinarie qualità del fotoreporter: il suo sguardo lucido e impegnato, la sua curiosità intellettuale, l’eccezionale umanità nel riconoscere ad ogni persona il proprio statuto di essere umano.

Rievocate da amici e collaboratori, le tappe principali della sua carriera – la resistenza partigiana, il bar Jamaica, il periodo parigino, i viaggi nelle zone di guerra – sembrano tutte concorrere ad un unico grande reportage sullo scorrere della vita: che il soggetto sia un premio Nobel o un pastore afghano, ciò che anima il lavoro di Dondero è sempre la stessa passione per la fotografia intesa come missione civile, come dovere morale di raccontare la realtà senza orpelli e formalismi.

Fotoreporter indipendente fino all’ultimo in un ambiente sempre più dominato dalle grandi agenzie, quello di Dondero è un lavoro profondamente radicato nel sociale e permeato da un assoluto rispetto per il prossimo, in cui la macchina fotografica diventa strumento imprescindibile per entrare in intimità con altri esseri umani. Se per Dondero “troppa estetica uccide la verità”, la stessa poetica sembra aver ispirato il lavoro di Cruciani, che in Calma e Gesso rifugge ogni ricerca formale a vantaggio di un’immagine diretta e mai costruita. Girato senza troupe e con mezzi leggeri, l’andamento stesso del documentario sembra voler riprodurre gli instancabili vagabondaggi del fotoreporter: privo di una struttura narrativa forte, Calma e Gesso procede infatti per deviazioni continue, preferendo alla rigidità dell’ordine cronologico una struttura libera e ondivaga.

Il documentario è in effetti una cronaca piena di digressioni e aneddoti e si configura, più che come monumento granitico alla memoria di un maestro, come una “mappa” per orientarsi nella sua amplissima opera pluridecennale. Persino il minutaggio (135’), decisamente più generoso rispetto ai documentari tradizionali, impone allo spettatore di prendersi del tempo, proprio come il fotoreporter faceva durante i suoi spostamenti: non a caso, è proprio nella calma evocata dal titolo che Dondero identificava la più importante delle virtù nel fotogiornalismo.

Calma e Gesso è un documentario coraggioso e non convenzionale a partire dalle modalità produttive (finanziato dalla Regione Marche, il film è stato post-prodotto grazie al crowdfunding) e Cruciani, che si definisce “antropologo visuale” ancora prima che regista, dà vita ad un progetto ambizioso e sincero, che trae la sua forza dalla profonda intimità con il suo soggetto.

Maria Sole Colombo