La selezione di “home movies” realizzati da attori, registi e protagonisti del cinema hollywoodiano costituisce una sorta di storia del cinema parallela, dedicata al dietro le quinte e ai momenti di relax e, talvolta, quotidiani e privati di divi e registi, in un arco di tempo compreso tra il 1931 e il 1970. La vivace verve narrativa di Michael Pogorzeiski, direttore dell’Academy Film Archive, ente che negli anni ha raccolto numerosi filmati privati dei protagonisti del mondo del cinema, accompagna in un viaggio che ha come tappe, per esempio, le feste di compleanno in maschera alle quali partecipa il gotha Hollywoodiano, le vacanze in Austria di Marlene Dietrich e Douglas Fairbanks, le gite in barca di Bogart e della Bacall e i momenti di relax nelle pause della lavorazione di Gunga Din.

Alcuni sono filmati simili a quelli di molte famiglie comuni: le vacanze, le feste e i pic-nic con gli amici. Altri invece documentano il dietro le quinte dei set, come fossero, con un po’d’immaginazione, degli antenati dei contenuti extra dei dvd. Aldilà della simpatia quasi infantile che la visione di questi filmati e dei divi in pose e atteggiamenti più quotidiani crea nello spettatore cinefilo, questa selezione di “home movies” realizzati da gente famosa contribuisce innanzitutto a “svelare” alcuni segreti della realizzazione del film: si veda ancora l’esempio di Gunga Din, dove viene palesata l’artificiosità delle scenografie, o di Heidi interpretato da Shirley Temple, dove viene mostrato come fa la giovanissima diva a volare. Soprattutto però affascina la contrapposizione tra l’immagine del dato divo nel ruolo di sé stesso e come invece siamo abituati a vederlo e ricordarlo sul grande schermo: e può sorprendere come questi atteggiamenti intimi e privati spesso non facciano a pugni con l’idea dell’attore in questione diffusa dalle sue interpretazioni più tipiche.

Così, Cary Grant nelle pause di Gunga Din scherza e cazzeggia in maniera guascona simile a quella di molti suoi personaggi, Marlene Dietrich ha l’aria e l’espressione di algida divinità anche tra le vette austriache, Humphrey Bogart ha sigaretta in bocca e cocktail in mano e Harold Lloyd sceglie per la festa in maschera il costume da clown. È un po’ come se i protagonisti di questi home movies siano più che consapevoli del loro statuto di divi e del legame a doppia mandata che hanno con il personaggio più tipico e ricorrente a cui danno vita sul grande schermo. Ora, probabilmente, questa interpretazione può essere in parte influenzata dalla lunga frequentazione cinefila –e d’altro canto davanti ad una cinepresa, anche amatoriale, ognuno di noi consapevolmente, in qualche modo, recita- , e non si sostiene certo che manchino naturalezza e sincerità nei vari atteggiamenti: rimane però una questione affascinante e importante vedere come non ci sia poi tanto contrasto tra la visione privata di questi attimi di quotidianità colti da una cinepresa amatoriale e la visione pubblica e più celebre trasmessa dalla settima arte.

Edoardo Peretti