Per l’appuntamento “Cinema Ritrovato all’Ambasciatori. Otto libri Sotto le Stelle”, e’ stato presentato il libro L’isola che non c’è. Viaggi nel cinema italiano che non vedremo mai di Giampiero Brunetta, edito dalla Cineteca di Bologna. Insieme all’autore sono intervenuti Jean Gili e Paola Cristalli. Brunetta affronta il territorio sterminato dei film-fantasma, ovvero film mai realizzati per motivi diversi – problemi di denaro, censura, avverse circostanze storiche ecc. Film che non hanno mai visto la luce, appartenuti ad autori noti e meno noti. Insomma, Brunetta ha deciso di compiere un lungo viaggio alla ricerca dei film perduti. Abbiamo intervistato l’autore.

Come ha affrontato il nuovo mestiere di “archeologo” del cinema, piuttosto che quello, per lei più consueto, di “storico”?

Questo libro era presente nei miei desideri da tanto tempo, più o meno dalla fine degli anni Settanta quando avevo pensato di invitare all’Università alcuni dei registi che più amavo per parlare dei loro film mai realizzati (registi del calibro di Antonioni, Fellini, Scola, Rosi, Olmi). Ricordo che quell’incontro non si potè tenere; all’Università chiesi un piccolo contributo per la loro presenza (circa 400 mila lire!) ma mi fu negato. Quest’idea si è mantenuta ben salda dentro me anche quando ho scritto la Storia del Cinema Italiano (avrei voluto inserire un capitolo sul cinema italiano non realizzato), e più tardi quando ho curato la Storia del Cinema Mondiale. Nel frattempo, anche se non avevo ancora avuto modo di realizzare questo progetto, cominciavano ad arrivarmi in dono sceneggiature di film non realizzati da parte di persone che conoscevo o che incontravo. Nel 1979, la moglie di Ennio Flaiano mi consentì di fotocopiare tutto l’archivio di famiglia e cosi’ ebbi la straordinaria occasione di avere accesso ad un’enorme quantità di sceneggiature. Inoltre, poichè in quel periodo giravo per il mondo per cercare film italiani muti che in Italia non si potevano recuperare, riuscivo anche a frequentare luoghi importantissimi come la Bibliotheque de l’Arsenal di Parigi o il Museo d’Arte Moderna di New York, e approfittavo per cercare anche lì sceneggiature di film italiani. In quel periodo, infatti, non era possibile accedere agli archivi della Cineteca di Roma, né per i film realizzati né per quelli non realizzati (a Milano, poi, era assolutamente impensabile). Trovavo che fosse assolutamente paradossale come si riuscissero a trovare facilmente moltissime sceneggiature di film italiani all’estero più che in Italia (questo valeva ovviamente anche per i film; a Washington riuscii a trovare 50 o 60 film muti italiani). Nel tempo, l’incontro con varie persone ha fatto aumentare il numero delle sceneggiature in mio possesso. Sono diventato amico di Mario Rigoni Stern che un giorno mi regalò una copia del progetto cinematografico del Sergente nella neve. Ci sono voluti trent’anni prima che la pubblicassi con Einaudi.

Poi ho pubblicato la sceneggiatura de I Promessi Sposi che Ennio De Concini mi aveva regalato e che aveva scritto con Pasolini. In quello stesso periodo la figlia di Ezra Pound mi regalò una sceneggiatura del 1933 scritta con il padre da Ferruccio Cerio. Più tardi ho potuto accedere all’archivio Renzi che è stato per me una miniera inesauribile. Dopo molti anni mi ritrovai ad aver recuperato materiale diverso per ogni decennio, ognuno dei quali poneva un problema diverso.

In uno dei titoli dei primi capitoli del libro si legge il nome di Giacomo Puccini. Come ha influito, secondo lei, l’opera di Puccini sul cinema?

Devo ammettere che l’idea di scrivere un libro sui film mai realizzati, mi è venuta proprio quando mi hanno chiesto di scrivere qualcosa per Puccini e il cinema. Puccini non ha mai scritto per il cinema, ma la sua figura si può comunque percepire come una presenza/assenza che ha modificato profondamente le storie del cinema mondiale: in fondo, c’ è sempre l’influenza di Puccini nelle storie romantiche di tutti i Paesi.

Il suo libro è edito dalla Cineteca di Bologna. Pensa che sarebbe cambiato qualcosa nella progettazione e nella realizzazione del libro con un altro editore?

Si, assolutamente. Dopo averlo proposto a diverse case editrici, ho deciso di darlo a Gianluca Farinelli, amico e direttore della Cineteca dove ho anche trovato moltissimo materiale da consultare (ad esempio i film non realizzati di Chaplin). E’ stato proprio Farinelli che mi ha dato l’idea di fare un inventario dei film non realizzati da porre in appendice al libro. All’inizio ero dubbioso, poi mi sono convinto perché – senza nessuna volontà di rigore scientifico – sono riuscito a raggruppare circa 1200 titoli solo nella prima settimana di lavoro. Insomma, senza la Cineteca di Bologna e il prezioso consiglio di Farinelli il libro avrebbe avuto un capitolo in meno.

Cosa rappresenta per lei il film mai realizzato da Fellini Il viaggio di G. Mastorna?

Il Mastorna di Fellini è come un’ombra che domina tutto il libro. Lo pongo fin dall’inizio come un exemplum straordinario di come il cinema non realizzato possa far germogliare e nutrire il cinema delle opere future dello stesso autore.

Durante le sue ricerche, oltre a leggere sceneggiature di film-fantasma di autori importanti, le sara’ capitato di leggere sceneggiature di autori minori. Rispetto a questi ultimi, le è successo di mettersi nei panni del talent scout e di pensare che sarebbe valsa davvero la pena realizzare qualcuno di quei film?

Penso a una bellissima sceneggiatura di Mazzacurati che aveva pensato ad una biografia di Dino Campana. O ancora, molte sceneggiature di Carpi, o Mingozzi; penso davvero che alcuni di queste sceneggiature potevano diventare delle grandi storie da realizzare al cinema.

Rispetto al patrimonio cinematografico attuale, quale percentuale copre il fenomeno dei film-fantasma? O meglio, quanto spazio hanno ancora i giovani ricercatori in un prossimo futuro?

I giovani ricercatori hanno ancora moltissimo spazio. Adesso la situazione è profondamente mutata rispetto a quando ho iniziato io: gli archivi si sono aperti, e tanti registi e sceneggiatori hanno dato i loro archivi alle cineteche che sono diventate un vero e proprio luogo di consultazione. Sono molto contento di aver fatto questo libro con la Cineteca di Bologna perché ho voluto richiamare l’attenzione sulla’importanza delle cineteche. I giovani che adesso affrontano questo tipo di ricerche hanno molto più accesso alle informazioni; basti pensare alle infinite possibilità che dà la rete: prima bisognava recarsi nei luoghi di consultazione, adesso si può fare tutto tranquillamente da casa.

Qual è il suo libro-fantasma, ovvero il libro che non ha mai realizzato e che vorrebbe realizzare?

Un libro sulla centralità del Veneto nella storia della visione. Il Veneto come capitale dai tempi di Galileo.

Rispetto al programma del festival del Cinema Ritrovato di quest’anno, qual è la sezione che suscita in lei maggiore interesse?

Il programma del Cinema Ritrovato è tra i più belli che io abbia visto. Ha una tale ampiezza, una tale capacità di collegare memoria e senso del recupero, di riportare all’oggi film di cinquanta, ottanta, cento anni fa che è straordinaria. Possiede un’intelligenza del cinema come macchina d’insieme che trovo in pochi posti in cui si organizzano e si svolgono festival di questo tipo.

a cura di Marianna Curia