Nel dare spazio, tra così tanti argomenti e iniziative, anche a DVD e libri, oggi ci concentriamo su Marc Scialom, il cui Lettre à la prison (edizione francese con sottotitoli in inglese e italiano) è ora disponibile presso la videoteca della Biblioteca Renzo Renzi. Del film Cinefilia Ritrovata parlò durante il Cinema Ritrovato e dunque riportiamo alcuni stralci del bel pezzo di Alberto Spadafora a proposito: “Lettre à la prison rappresenta un paradigma-manifesto della libertà individuale e artistica. Sia per i temi -che incidono sulla piaga del (post)colonialismo attraverso la storia della perdita di identità culturale e personale di un esule arabo in Francia- sia per il linguaggio e le modalità di realizzazione: al di fuori dei canoni produttivi e commerciali, vicino alla coeva Nouvelle Vague e al surrealismo bunueliano”.

Esiste poi anche un volume, sempre presenta in Biblioteca,  intitolato Marc Scialom. Impasse du cinéma. Esilio, memoria, utopia / Exil, mémoire, utopie (ed. Artdigiland, Dublino 2012), comprensivo dei saggi – tra gli altri – di Marco Bertozzi, Roberto Silvestri, Federico Rossin e Mila Lazic, coordinatrice del Festival I Milleocchi di Trieste. Proprio Silvia Tarquini ha ricordato le complesse vicende biografiche di Scialom: “Marc Scialom nasce a Tunisi nel 1934, ebreo di origini italiane. Dopo le persecuzioni naziste nel ’43 in Tunisia, le ripercussioni sugli italiani, meccanicamente associati al fascismo nel periodo dell’epurazione, e la strage di Biserta (1961) con lo sconfinamento in Tunisia della guerra franco algerina, si trasferisce in Francia. La sua vita si intreccia, ‘mancandola’, con la storia del cinema: a Parigi Lettre à la prison (1969-70), realizzato con amici e familiari, senza un produttore e quasi clandestinamente, non è sostenuto dai suoi compagni cineasti, tra cui Chris Marker. Si tratta di un’opera sulla perdita di identità culturale e personale di un esule arabo in Francia, che mette il dito nelle piaghe di (post)colonialismo e razzismo. È girato tra Tunisi, Marsiglia e Parigi, sull’asse dell’esilio dell’autore. Deluso, Scialom chiude il film in un cassetto. Torna alle sue origini, allo studio della lingua e della letteratura italiane che insegna all’Università di Saint-Etienne. Traduce la Divina Commedia nel 1996 per le edizioni Le Livre de Poche”.