Shahid Sales disse: “I miei film sono fatti con uno sguardo di osservatore, così lascio allo spettatore la possibilita’ di giudicare il film da sé.”  Non erano trascorsi nemmeno due decenni dalla nascita del cinema iraniano che l`arte cinematografica in Iran aveva acquisito l’etichetta di “Film Farsi” quei film considerati violenti e a sfondo sessuale, senza avere alcuna qualità culturale. Nel 1969, venne creata, all’interno dell’Istituto Per lo Sviluppo Intellettuale dei Bambini e dei Giovani, una sezione dedicata al cinema detta “Kanoon”. Insieme all’istituto sorse un’onda culturale che già aveva influenzato i registi iraniani, e che diede nuova linfa al cinema culturale in Iran. Sono nati i registi che hanno creato un cinema d’avanguardia, e in fretta hanno portato il cinema iraniano ad un alto livello, attirando attenzione internazionale.

Il nuovo cinema iraniano, in cui la politica si fa poetica, possiede uno stile essenziale e quasi documentaristico, con una dignità espressiva vicinissima al neorealismo. Tra i registi fautori del nuovo stile, il più risoluto e intelligente è Sohrab Shahid Sales. Il cinema di Shahid Sales è particolare, possiede un carattere indolente e pieno di suspense, a cui seguì il film di  Dariush Mehrjui (Gaav, 1969), che portò il cinema iraniano ad entrare in un’atmosfera diversa.

Un’atmosfera nostalgica impregnata della profonda filosofia orientale e piena del realismo della vita; un cinema originale con il suo distintivo stile come non aveva mai fatto nessun regista fino a quel momento. La peculiarità dei suoi film si doveva alla fusione magica del naturalismo con il realismo e ha potuto creare questo stile grazie all’influenza della letteratura del suo scrittore preferito Anton Pavlovítsj Tsjekhov. Un cinema di cui, dopo Shahid Sales, alcuni registi sono rimasti infatuati senza però riuscire a ricreare l’atmosfera dei suoi film come Il semplice evento o La natura morta. Solo dopo diversi anni Abbas Kiarostami riuscì, con i suoi capolavori come Dov’è la casa del mio amico? ad avvicinarsi allo stile di Shahid Sales senza però arrivare a riprodurre pienamente quel senso di nostalgia che caratterizzava i suoi film.

All’epoca i fondi per i cineasti iraniani erano scarsi e dovettero fare i loro film con un minimo budget. Shahid Sales ha girato nel 1973 in codesta situazione Il semplice evento, un film di 82 minuti, avendo a disposizione solo 90 minuti totali di negativo 35 mm, quindi costretto a riprendere ogni sequenza soltanto una volta. Penso che fino ad ora nessun regista al mondo abbia mai potuto realizzare un film in tali condizioni, e questo indica quanto Shahid Sales fosse un genio nel suo lavoro.

Il semplice evento è un film tranquillo con inquadrature lunghissime, quieto e con luci leggere, ambientato in un’isola ricoperta di nuvole situata a nord dell’Iran. Viene raccontata la storia della morte di una madre anziana, del figlio studente che la guarda morire come se assistesse ad un semplice evento, quindi accentua un particolare e diverso racconto della morte, un evento naturale che però ha un effetto molto profondo nella vita. Shahid Sales credeva che la morte degli altri è per noi un semplice evento e la guardiamo senza darci troppo peso, indifferentemente di quando la nostra morte colpisce gli altri.

Il semplice evento non è mai uscito nelle sale, e non ha avuto riscosso da parte della critica, perché era considerato dai distributori troppo lento e privo di elementi commerciali, ma nonostante questo, è stato premiato per miglior regia nel Festival di Teheran, ha vinto anche due altri premi dellìOcic e dell’InterFilm e premi dalle associazioni cattoliche e protestanti.

Narges Bayat