In occasione dell’uscita di Eight Days a Week, e approfittando della retrospettiva in corso, rileggiamo altri film del rapporto Beatles/grande schermo. Del resto, a volte basta poco per fare la rivoluzione. Nel caso di Tutti per uno –A Hard Day’s Night, film di Richard Lester del 1964 che indaga la “beetlemania” in modo farsesco e surreale, ci è voluto il tempo veloce di un beat, lo “strano accordo” della chitarra di George Harrison nel brano omonimo e lo stile sperimentale del cineasta statunitense.
A scardinare le sicurezze borghesi e l’ostentata morale dei benpensanti ci avevano pensato già i “Fab Four” con I Want to Hold Your Hand, brano che ha riassorbito il lutto nazionale per Kennedy facendo smuovere orde fameliche di fan con le sue vibrazioni sensuali nascoste dietro i caschetti inamidati e le castigate mise di Brian Epstein. Pensato come operazione-traino per promuovere l’album omonimo pubblicato nel 1964 da Parlophone, Tutti per uno – A Hard Day’s Night, riproposto dalla Cineteca di Bologna insieme a Yellow Submarine e Magical Mystery Tour, contribuisce a intensificare l’isteria creata dai quattro musicisti di Liverpool rivoluzionando, attraverso l’elegante bianco e nero di Gilbert Taylor e un montaggio iperveloce precursore del videoclip, le agiografie “canonizzanti” apparse per santificare divinità del rock come Elvis.
Lontano anni luce dai quei modelli, il film di Lester si offre nella sua eclettica natura di cinema-spettacolo a vocazione sperimentale inanellando e giustapponendo sketch caustici, gag da commedia slapstick e una serie di trovate sceniche da fare invidia a qualsiasi tipologia di teatro dell’assurdo da Samuel Beckett in avanti. Ad essere messi a nudo sotto l’occhio psichedelico di Lester non sono solo gli artisti, ma anche gli uomini, camuffati di volta in volta da santoni – il nomadismo ascetico di Ringo Starr – instancabili esibizionisti – Lennon immerso fino al collo nella vasca da bagno mentre gioca col sommergibile – idolatrati dalla folla, sospinti da un treno in corsa in una sala da ballo gremita, fino all’epilogo scoppiettante con le esibizioni dal vivo di alcuni brani celebri tra cui Tell Me Why e I Should Have Known Better. Tutti per uno – A Hard Day’s Night, un vero e proprio tour in cui le immagini saettano anarchiche sullo schermo, porterà i Beatles a sperimentare essi stessi la regia con Magical Mystery Tour nel 1967, in cui i quattro, mine vaganti in mezzo ad altri passeggeri, si imbarcano in un altro tour in bus per “nowhere”.
Il lavoro, concepito come accumulo sequenziale e a-logico di trovate divertenti, siparietti improvvisati ed episodi negli episodi, svela il senso profondo di ribellione agli schemi borghesi precostituiti, sfrecciando incontenibile in un clima in cui anche il cinema, con la Nouvelle Vague, era andato incontro al disagio di una generazione inquieta e disincantata.
Vincenzo Palermo – Associazione Culturale Leitmovie