In occasione dell’uscita di Eight Days a Week, e approfittando della retrospettiva in corso, rileggiamo altri film del rapporto Beatles/grande schermo. Cosa unisce il gruppo dei Beatles a quello dei Gorillaz? Entrambi sono diventati una cartoon band: così, se per la prima volta nella storia del rock, le quattro rockstar più famose del mondo sono diventate i personaggi del cartone animato Yellow Submarine (George Dunning, 1968), trenta anni dopo, i musicisti di un’altra band britannica si sono trasformati nei protagonisti virtuali di un videoclip intitolato Clint Eastwood.

Il film Yellow Submarine è la versione animata del disco Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.  È il giugno del 1967, e Sgt. Pepper’s rappresenta una svolta nella storia della discografia mondiale: per la prima volta vengono pubblicati i testi delle canzoni; la copertina si apre come un libro (in una tasca l’album, nell’altra una serie di gadget di cartone con sagome da ritagliare, oltre a un paio di baffi del sergente Pepper); le canzoni sono legate tra loro in un concept album; alcune delle registrazioni sono fatte in sincro a 4 piste (come per il brano A day in the life). Ma la copertina è un vero coup d’oeil in pieno stile pop: nel film, i colori e i tratti fumettistici del disco vengono ripresi dall’illustratore Heinz Edelmann per creare l’iconografia di un mondo psichedelico e ipercolorato, quello di Pepperland, un paradiso naturale che si trova in fondo all’oceano.

A Pepelandia, regna l’armonia e la pace. Quando la vita dei suoi abitanti viene  interrotta  dalla violenza dei Biechi Blu, i mostri che ne pietrificano tutti gli abitanti, il capitano Peppers prende il sommergibile giallo e va a chiedere aiuto a Paul, John, Ringo e George. Inizia, così, una sorta di viaggio omerico in chiave postmoderna: dopo Fantasia, la sincronizzazione ritmica delle canzoni beatlesiane sulle immagini in pieno stile disneyano, si alterna al citazionismo visivo dei personaggi della cultura del Novecento (nel Mare del Tempo, appaiono le statue di Frankenstein e di Marilyn; nel Mare del Niente quelle di Freud e De Sad), oltre che a quello delle opere cinematografiche (ad un certo punto, mentre tutti cercano Paul, King Kong entra da una porta e il treno dei Lumière da un’altra), musicali (durante la sosta nel Mare dei Buchi, si sente l’Aria Sulla Quarta Corda di Bach, mentre un famoso tema dallo Schiaccianoci di Čajkovskij fa da sottofondo acustico nel Mare dei Mostri), e infine letterarie (è l’arcidotto Geremia che dichiara di non saper comporre le Bucoliche).

Insomma, se il disco  Sgt. Pepper’s  aveva inaugurato la fase hippy della storia beatlesiana,  Yellow Submarine prosegue lo spirito di contestazione di quella cultura sottolineando iconograficamente la contrapposizione tra un mondo borghese vecchio e inattuale  – metaforicamente, quello in bianco e nero dei Biechi Blu – e quello nuovo dei giovani degli anni Sessanta, portatori di una visione rinnovata e colorata della vita. Nell’happy end l’amore vince su tutto, segno che qualcosa è già cambiato.

 

Marianna Curia – Associazione Culturale Leitmovie