Nell’anniversario della morte di Pasolini, la proiezione del restauro di Porcile offre l’occasione per ricordare un film che fu osteggiato quasi ovunque, con critiche feroci e attacchi a mezzo stampa. Tra le analisi più coerenti, ci piace ricordare quella del compianto Giovanni Buttafava, che qualche anno dopo, nel 1976, all’interno del volume Lo scandalo Pasolini, curato da Fernaldo Di Giammatteo, scriveva tra le altre cose che Porcile è “il vero film sadiano di Pasolini”. E spiegava così il tono furioso e desolato del film: “Il regresso alla preistoria, il processo cioè di imbarbarimento dell’età contemporanea, sembra sfociare in una sorta di totale critica delle ideologie e dei sistemi conoscitivi dell’età moderna. Contro l’idealismo e il positivismo, ma anche contro l’illuminismo, anche contro Marx e Freud, pare emergere da Porcile un deciso rifiuto dell’idea di una superiorità dell’ordine umano rispetto all’ordine naturale, del momento storico-evolutivo dell’universo umano rispetto al momento ripetitivo della natura (…). La storia umana, in Porcile, è letteralmente un buco, un vuoto strutturale, volutamente esibito, come uno spaventoso crepaccio, fra il mondo terribile dell’inizio e il mondo terribile della fine”.