Annunciando che nei prossimi giorni Cinefilia Ritrovata si occuperà a lungo di Art City Cinema, evento legato all’attesissimo quarantennale di Arte Fiera, oggi cominciamo da una delle sezioni più curiose e laterali, quella dedicata alla pornografia vintage in pellicola. Tra i molti classici proiettati, tocca anche a The Private Afternoons of Pamela Mann, uno dei film più apprezzati di Radley Metzger (sia pure con lo pseudonimo di Henry Paris), regista che ha sposato a modo suo le luci rosse con la New Hollywood. Con l’aiuto del critico Fabrizio Fogliato, dal cui brillantissimo blog, estrarremo una citazione, scopriamo qualcosa del film in proiezione al Lumière.
Nel 1974, Radley Metzger autore fino a quel momento di interessanti soft-core, tra i quali Therese e Isabelle (id., 1968), The Lickerish Quartet (id., 1970) e Score (id., 1972, ma esiste anche una versione con inserti hard), con lo pseudonimo di Henry Paris comincia a firmare film pornografici caratterizzati da una spiccata cifra autoriale. L’uscita di The Private Afternoons of Pamela Mann, avvicina il cinema hard a quello hollywoodiano ricalcando gli stilemi della Sofisticated Comedy anni ’50, e spinge il celebre critico dell’Hollywood Press, Bill Margold, a scrivere: “The Private Afternoons of Pamela Mann segna la fine dei film porno usa e getta, privi di scopo, masturbatori, che entrano in un orifizio ed escono dall’altro” (Hollywood Press, Aprile 1975). Definito come “l’altro lato di Gerard Damiano” il cinema di Metzger/Paris è caratterizzato da un’ironia gustosa ed esplicita (anche nella scene di sesso) in netta contrapposizione con la serietà, la malinconia e la crudezza delle opere dell’ex-parrucchiere newyorkese: non a caso quello di Metzger/Paris è conosciuto come “porno-chic.
Le radici del suo cinema, tecnicamente ineccepibile, stratificato e complesso, elegante e raffinato (e mai volgare), sono da ricercare nell’epoca del cinema muto, come egli stesso conferma quando interrogato sulle sue fonti ispiratrici, dichiara:“Soprattutto i film di Cecil B. De Mille”. Sotto la veste del racconto romantico o a sfondo religioso, nei suoi film solleticava i sensi e mostrava più sesso di chiunque altro”. (Alex Stellino, Esotika, Erotika… Psicotika. Intervista a Radley Metzger, Nocturno book n.5). Il cinema del regista natio del Bronx, infatti, ha compreso appieno la lezione dell’illustre progenitore (al punto che alcuni suoi film appaiono chiaramente ispirati ad opere di De Mille), concentrando nella sfera delle élite newyorkesi, tra lusso, sfarzo e lussuria, gran parte delle sue storie, e diluendo lungo la continuità visiva stilemi e topoi del cinema demilliano, tra cui l’abbandono ai sensi, la trasgressione coniugale, il finale edificante e la sacralità dei sentimenti.
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Assieme a Gerard Damiano, Radley Metzger è stato l’unico regista hard capace di costruire una narrazione solida e sfaccettata, impreziosita da dialoghi credibili (e non solo di raccordo tra un amplesso e l’altro), lavorando tanto sull’empatia che sull’emotività dello spettatore. Egli stesso ha dichiarato:“Penso che l’erotismo dipenda in gran parte dalla preparazione. In buona parte dei film porno non vedi altro che due corpi. Possono essere uomini, ma se fossero scimmie o cani non cambierebbe molto. Ciò che viene mostrato è un atto meramente biologico, senza altri fronzoli. La cosa che ho fatto è stato riprendere l’erotismo dei film precedenti ed applicarlo all’hard. C’era una storia, un’idea centrale attorno a cui si lavorava, e le scene hard diventavano così una naturale estensione delle azioni dei personaggi”.
Da “The Private Afternoons of Pamela Mann” di Fabrizio Fogliato