Marius (1931) è il primo delle tre pièce teatrali, e dei relativi adattamenti cinematografici, che fanno parte della Trilogie marseillaise (la Trilogia di Marsiglia), dei quali Marcel Pagnol è autore. La regia di Alexander Korda, al tempo già naturalizzato inglese e conosciuto a Hollywood grazie a La vita privata di Elena di Troia, porta sul set innovazioni americane e tra queste un approccio più abituato al cinema sonoro. Nei confronti di questo, Pagnol si era già mostrato a favore dichiarando che “(…) questo nuovo procedimento artistico offre ben più possibilità del teatro e del cinema muto” e fece in modo che nella messa in scena della trilogia l’immagine fosse usata a solo servizio del dialogo. Inoltre, dopo aver visto l’opera sul palco, volle che nel film venissero usati gli stessi attori della versione teatrale.

Pagnol affermò giocosamente di scrivere solo di cliché. Ci troviamo infatti davanti a una trama semplice che si basa sulle dinamiche sociali, in primis quelle familiari. Ci troviamo sul molo di Marsiglia, dopo una carrellata di viste di della città dal mare si rende evidente l’uso della camera a mano, che su terra fa oscillare l’inquadratura come se stesse galleggiando su onde gentili. I personaggi si ritrovano nei luoghi chiave della cultura popolare francese: il bar, il negozio, la strada. E recitano per gli spettatori tra melodramma e commedia, su vari registri che si spostano dall’eccesso a un’intensa sobrietà.

Nel suo risvolto lineare e pulito, il film lascia spazio a momenti leggeri e divertenti come a piccoli drammi. È un film che parla della ricerca della felicità. Di chi pensa di poterla costruire con ciò che ha e di chi pensa al di fuori della scatola. Si cerca inoltre di trattare valori mostrando la loro contraddittorietà: la sessualità come mezzo d’unione o separazione, la fuga come condannabile o desiderabile.

Marius è un ragazzo sui vent’anni, lavora al Bar de la Marine, gestito dal padre. Fanny, che a sua volta erediterà il chiosco dei molluschi, è completamente innamorata di lui da quando era bambina. Nonostante il film porti il nome del ragazzo, il suo ruolo è marginale, poiché il fuoco è puntato sulla figura di César, i cui interventi hanno spazio nelle vite di tutti. Non è chiaro quanto e quale sia l’amore fra i due giovani. Lei, sulle cui ambizioni all’inizio non abbiamo dubbi, diventa poi ambigua e altalenante. Vuole davvero che Marius sia felice o vuole solo che lo diventi plasmando i suoi desideri a immagine di lei? E lui, la ama o si sente in dovere di farlo?

“Ci vuole più coraggio per restare che per partire”.

Eugenia Carraro