La paura, presentato nella sezione “Ritrovati e Restaurati” del Cinema Ritrovato, è l’ultimo tra i numerosi film girati dalla coppia Bergman-Rossellini. L’introduzione di Gian Luca Farinelli ed Emiliano Morreale ci spiega come il titolo possa considerarsi una metafora di una nazione, come quella della Germania, di una Berlino del dopoguerra che ha già conosciuto il miracolo economico, incapace di affrontare la propria ricostruzione morale confessando le proprie colpe, ma costruita sulla negazione e rimozione. E in fondo, come afferma Peter Von Bagh, “la paura” può essere intesa anche come sentimento provato nella realtà e trasportato nei film attraverso i quali un regista si accanisce nei confronti della compagna e attrice, come possiamo notare anche in The Lady from Shanghai di Orson Welles e I vampiri di Riccardo Freda.
Tratto da una novella di Stefan Zweig, Angst, il film propostoci dal cinema ritrovato è solo una delle tre versioni create dal regista; la prima destinata al mercato tedesco, la seconda ad un pubblico italiano, dalla quale verrà tratta una terza con il titolo Paura:non credo più all’amore, radicalmente modificata rispetto le precedenti. Il film non ha mai riscontrato tanto successo, e come dice lo stesso Farinelli “questo film non ha mai avuto così tanti occhi puntati su di sé, nemmeno alla proiezione di Cannes”.
Il film, girato a Monaco tra l’estate e l’ottobre del 1954, narra la storia di una donna che tradisce il marito, il quale ingaggia l’ex fidanzata dell’amante della moglie, allo scopo di ricattarla e indurla a confessare. Il piano però, non si conclude come previsto, in quanto la protagonista, sentendosi oppressa da questo stato di paura e angoscia, tenta il suicidio, fortunatamente impedito dal marito. Una caratteristica curiosa di questo film la possiamo trovare verso la fine quando la protagonista entra in scena in un locale nel quale Klaus Kinski, attore, regista e sceneggiatore tedesco, fa una delle sue prime apparizioni.
Il regista è riuscito a suggerire nel film (e quindi di riflesso anche al pubblico) il senso di oppressione, dolore e paura che lui stesso provava alla fine della relazione con la Bergman, avvenuta proprio in quegli anni: questo sentimento infatti è inedito nelle sue precedenti opere.
Francesca Bernardi
Francesca Bernardi