Tra i film simbolo di questo Cinema Ritrovato 2014 non posso che inserire Sangue Bleu di Nino Oxilia, uno dei grandi protagonisti quest’anno. Per festeggiare i cento anni dalla sua presentazione, la Cineteca di Bologna ha pubblicato uno splendido DVD musicato da Daniele Furlati, che oltre ad avere una curatela d’eccezione, presenta anche un’ottima sezione extra con documentari e immagini di repertorio. Dopo essere stato ritrovato in Olanda, il film è recuperato e restaurato e curato nei minimi dettagli grazie anche all’EYE FIlmmuseum. Per non snaturare l’edizione di riferimento, le didascalie olandesi sono state mantenute anche se sono ovviamente state inserite tracce in inglese e in italiano per ampliare la fruizione a tutti. Per rendere un ulteriore omaggio alla pellicola, il Cinema Ritrovato ha deciso di proiettare il film con la splendida lampada a carboni che sta allietando le serate bolognesi. Francesca Bertini, qui nei panni della sfortunata Principessa di Montvallon, è il personaggio centrale della vicenda narrata da Nino Oxilia, che ha saputo magistralmente sfruttare le qualità mimico-recitative della diva. Giocando con luci e ombre, Oxilia fornisce maggiore profondità ai personaggi delineando in appena sessantaquattro personaggi solidi e credibili. Le evoluzioni psicologiche dei protagonisti sono accompagnati da un’attenta dosatura della luminosità. Una Bertini agitata e pensierosa percorre un corridoio, dalle finestre filtra la luce della luna che proiettandone l’ombra sul suo volto. Le luci avvertono lo spettatore dell’oscuro presagio che stanno per colpire la Principessa ma allo stesso modo si sottolineano le ombre nei pensieri della protagonista, preoccupata della condotta del marito. Dopo Ma l’amor mio non muore dello scorso anno non poteva che esserci Sangue Bleu, che completa un cerchio di tematiche affini eppure quasi in antitesi tra loro. In Sangue Bleu il personaggio è eternamente sofferente e ogni gioia gli è negata. Il finale non può quindi che essere positivo nonostante l’atmosfera tragica che pervade il personaggio. In Ma l’amor mio non muore, troviamo una felicità dovuta all’amore che porta poi ad uno scontro morale ed ideologico che porta sì alla morte del personaggio interpretato dalla Borelli, ma essa è il risultato di uno svolgimento totalmente differente. Dopo un iniziale dolore, infatti, la protagonista trovava finalmente l’amore, un amore che scopriva essere irrealizzabile solo al termine del film. Con due semplici film, insomma, si riassume la genesi di un numero enorme di pellicole non solo italiane ma anche internazionali.

 

Yann Esvan