Ospitiamo gli articoli dei giovani critici di Parole e voci dal festival, che analizzano il cinema del passato dal proprio punto di vista
Quando quasi una settimana fa mi sono recato alla Cineteca, in Sala Cervi, per apprendere il programma e conoscere i miei “colleghi” sono rimasto un po’ interdetto: gli studenti che, come me, avevano aderito a questo progetto erano in gran parte diciassettenni e diciottenni più grandi quindi, di cinque anni. Quella lezione non è stata chiara, per me, perché sembrava che tutti avessero già deciso tutto in precedenza e io mi sono sentito un po’ un pesce fuor d’acqua. Tutto si è risolto quando, dopo una breve pausa, sono ritornato in Cineteca ieri dove, con l’aiuto di mio padre, ho capito tutto. Il primo film della rassegna che ho visionato è stato The Lusty Men, film del 1952 diretto da Nicholas Ray ed interpretato da Robert Mitchum e Susan Hayward, proiettato per Il Cinema Ritrovato in Piazza Maggiore. Ero molto eccitato perché, finalmente, potevo sedermi nei posti riservati ai contributori del festival e ai vari critici. La serata era tiepida e occasionalmente rinfrescata da una piacevole brezza fresca. Alle 22 in punto, dopo una breve presentazione, si è cercato di fare partire un corto di Charlot appena restaurato, non senza problemi. Per alcuni minuti, infatti, alcuni problemi tecnici hanno tenuto nero lo schermo e fermo il pianista che doveva accompagnare la comica. Dopo alcuni tentativi di far funzionare il piano tutto si è messo a posto e mi sono goduto così una piacevole mezz’ora. Alle 22.30 è cominciata la proiezione di The Lusty Men, a volte interrotto da punti neri nella pellicola e dalle urla della strada bolognese ancora attiva nonostante l’ora tarda. La pellicola ha una bella regia e sceneggiatura, ma i miei complimenti vanno soprattutto ai due attori principali, Susan Hayward e Arthur Kennedy rispettivamente marito e moglie. Bravo anche Mitchum, che però interpreta un personaggio molto alla John Wayne. Il tutto è finito verso le 24.30.
Oggi, alle 11 di mattina, mi sono incamminato verso il cinema Jolly per vedere il primo film neorealista di Vittorio de Sica, I bambini ci guardano, in una rara versione originale restaurata con tanto di sottotitoli francesi incorporati. Il film, devo ammettere, parte un po’ lento, interpretando gli eventi in modo molto leggero ma, proseguendo, la storia degenera e da un piccolo dramma familiare col lieto fine, come sembrava essere, si trasforma, nell’epilogo, in un drammone stile opera. Il film è stato introdotto dai due figli di De Sica, Manuel e Eli, i quali hanno raccontato ai presenti in sala alcuni curiosi aneddoti sulla pellicola per esempio che, due anni fa, è stata trafugata e i figli del regista hanno dovuto pagare un dispendioso riscatto per riaverla. Quando però Manuel ha interrogato l’allora proprietario del negativo originale è saltato fuori che questi non aveva mai saputo del sequestro del “suo” reperto filmico. La cosa che, più di tutte, mi ha stupito di questa edizione del festival è stata la grande presenza di cinefili stranieri, quasi sempre più numerosi degli italiani che, se presenti, si limitano solo ad abitanti di Bologna e provincia.
Pietro Luca Cassarino