Non è un caso se come immagine rappresentativa del Cinema Ritrovato di quest’anno sia stato scelto un primo piano della bellissima Ingrid Bergman nel suo film cult, Casablanca. Non è un caso se questo film formidabile sia stato proiettato sul grande schermo, nella sala cinematografica all’aperto più grande e bella di tutta l’Italia: Piazza Maggiore.  Non c’era credo modo migliore per ricordare l’affascinante e bravissima Ingrid, per celebrare il centenario della sua nascita.

A rendere ancora più unica la proiezione di ieri sera (1 luglio)  è stata l’introduzione una delle figlie della Bergman,  Isabella Rossellini. L’emozione è palpabile nella sua voce, mentre ricorda i racconti di sua madre riguardo al film: “mia madre mi diceva sempre che non sapeva chi doveva amare, che lo scopriva giorno per giorno, perché era proprio giorno per giorno che il copione veniva scritto”.

Casablanca è un film di guerra, oltre che d’amore, ci ricorda sempre la Rossellini, anche se la guerra non la vediamo direttamente, ma la sentiamo come un sottofondo costante, e soprattutto osserviamo nei due protagonisti maschili  due modi di vivere la guerra totalmente differenti: quello del grande Victor Lazlo ( Paul Enreid), scappato da un campo di concentramento, capo della lotta antinazista; e dell’affascinante Rick  (Humprey Bogart) , diventato un cinico egoista che non prende le parti di nessuno. La Bergman (Ilsa nel film),  in equilibrio fra questi due fuochi, non sa scegliere fra la passione e il dovere , e preferisce far  pensare a Rick  (come dice lei stessa in una scena del film: “Pensa tu per noi due Rick!”). Micheal Curtiz infatti, il regista del film, si affida ad un secondo regista all’interno della storia: è infatti Rick, il formidabile Humprey Bogart colui che deciderà la fine non solo della sua amata e di se stesso, ma anche dell’idealista Laszlo.

L’indimenticabile “As time goes by” di Herman Hupfeld è il leitmotiv del film, canzone diventata famosa proprio grazie al successo di Casablanca. Sono i due amanti Isla e Rick che chiedono continuamente al pianista Sam di suonare questa canzone, che per loro ha un significato speciale: è il ricordo di Parigi, culla del loro amore passionale durato ahimè pochissimo a causa della guerra. Fra le tante scene romantiche del film è però l’ultima quella ricordata da decine di altri film,  hollywoodiani e non. Pensiamo solo alla telefonata di Harry ti presento Sally, nella quale i due protagonisti commentano l’ultima scena del film, litigando su chi dovesse scegliere Ilsa, se la passione(Rick) o il dovere (Laszlo).

Questa stessa domanda sappiamo che se la faceva anche la stessa Bergman, che lo scoprì solo all’ultimo: addirittura sappiamo, sempre da Isabella Rossellini, che vennero scritti due finali possibili, ma che poi solo uno venne girato, poiché ebbero la sensazione, appena spenta la macchina da presa, che quello che ancora oggi vediamo nel film fosse l’unico finale possibile, giusto, e  adeguatamente commovente. Infatti alla fine la lacrimuccia è quasi d’obbligo,  amplificata forse dal fatto che in piazza non si “guarda” solo un film ma lo si vive in tutti  i suoi aspetti. Forse è solo suggestione, ma quando alla fine i capelli della Bergman sono scompigliati dal vento anche sulla piazza m’è sembrato che soffiasse lo stesso vento che lì, sullo schermo, stava accompagnando l’ultima sequenza di un film unico.

 

Laura Cacciamani