E’ toccato a Ned Price della Warner Bros introdurre ad un audience smisurata l’ultimo capolavoro della “trilogia restaurata” che vede James Dean protagonista, East of Eden. Ned si è soffermato sul restauro 4K del film, sottolineando in particolar modo la complessità del lavoro data la cattiva qualità del negativo (a causa dei significativi danni fisici subiti) e il fantastico recupero del suono stereo ricavato dalle colonne magnetiche delle copie di distribuzione. La valle dell’Eden (1955) è il primo film in cui Dean assume un ruolo da protagonista. Contattati inizialmente Marlon Brando e Montgomery Clift per il ruolo di primo attore, Elia Kazan, il registra, ebbe la “fortuna” di ricevere un rifiuto, e la pronta accortezza di puntare ad attori sconosciuti – e trovare questa futura icona culturale.

In Appunti di Regia egli stesso afferma che “Dean era storpio dentro – non era come Brando. La gente li paragonava, ma non c’era somiglianza. Era un ragazzo molto, molto più malato. Ma penso anche che ci sia qualcosa di speciale nel volto di Dean. È un volto così desolato e solo e strano. E ci sono momenti in cui dice “Oh, Dio, ma è bellissimo – che spreco! Quanta bellezza perduta!”” ; e non ci sono parole migliori per descrivere la stravagante natura di James Dean in questa opera cinematografica, consapevoli del fatto che i due personaggi, Cal ed il suo interprete, abbiano in comune più di quanto superficialmente si possa pensare.

Cal è un ragazzo fragile ed incompreso, un essere che, fin dalla nascita, si è sentito smarrito, nel posto sbagliato, e non amato da un padre che vorrebbe fosse come il fratello Aaron. Così lo vediamo vagare all’inizio della proiezione con fare animalesco e primitivo; aggressivo senza voler fare del male, perso senza voler apparentemente ritrovarsi. Tutto cambia quando viene a conoscenza della madre, la quale per tutta la vita era stata creduta morta. In Cal nasce una speranza, quella di comprendere la causa più profonda della sua essenza. Egli difatti si ritrova molto nella natura maligna della madre e, in questo susseguirsi di fatti contornati dagli Stati Uniti che si preparavano ad andare in guerra, prende consapevolezza dei gesti del padre, del rimorso che lo consuma e della guerra interiore che da tutta la vita lo accompagna, per aver amato una donna così diversa e “sbagliata”. La vita di Cal diventa così un’avventura alla conquista del padre, dove, in preda ad una stanchezza esistenziale e impulsività cronica, pian piano acquisisce coscienza di sé, nasce, cresce ed impara a camminare, con cedimenti che a tratti rivelano la sua doppia personalità complementare.

L’istintività di James Dean è disarmante, la sua indole ribelle e schizofrenica lascia lo spettatore senza fiato in diverse situazioni. Come afferma Francois Truffaut, “Ogni gesto, ogni atteggiamento, la mimica sono un affronto alla tradizione psicologica. La recitazione di James Dean è più animalesca che umana. Per questo è imprevedibile: quale sarà il gesto successivo?”; quando si tratta di James Dean ogni attimo è imprevedibile, la scena si colora di una vivacità differente. Tuttavia, una cosa è certa: con Dean bisogna essere forti di animo ed anche un po’ coraggiosi perché, qualsiasi parte stia recitando, trascina con sé lo spettatore e, senza che nessuno se ne accorga, entra dentro di lui, nelle profondità della sua esistenza.

Francesca Alberoni