Contemporaneamente alla distribuzione in sala, la versione restaurata di Per un pugno di dollari è stata proiettata anche al Cinema Ritrovato. A introdurre la proiezione del film è stato Christopher Frayling, esperto di spaghetti western ed in particolare del regista Sergio Leone, e da Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna. Christopher Frayling, durante l’introduzione ha annunciato alcuni progetti ed eventi, tra cui “C’era una volta in Italia… Il cinema di Sergio Leone” che è il titolo della mostra sul padre degli spaghetti western in programma al Museo del Cinema di Torino. In evidenza immagini, costumi, curiosità, selezionati da lui stesso. Verranno anche proiettati in occasione dell’uscita della Trilogia del Dollaro, i film in versione restaurata del grande regista. Inoltre lo studioso Christopher Frayling spiega che il film è ispirato a La sfida del samurai (Yojimbo) di Akira Kurosawa. Infine aggiunge che, per spingere il pubblico a vedere il film, notoriamente molti membri della troupe e del cast assunsero nomi americani: Sergio Leone usò il nome Bob Robertson (in memoria di suo padre Vincenzo, noto con il nome d’arte di Roberto Roberti), Ennio Morricone firmò la colonna sonora con lo pseudonimo Dan Savio (ma in alcuni titoli è rinominato Leo Nichols), mentre Gian Maria Volonté appare con il nome John Wells.
Con Per un pugno di dollari, Sergio Leone, reinventa il genere western, attraverso uno stile personale, realista e violento. Il regista gioca con un certo realismo, distaccandosi dalla struttura del western tradizionale, introducendo, a differenza di quelli hollywoodiani, un eroe negativo, sporco, che ha l’aspetto di un essere umano e che è completamente a suo agio nella violenza che lo circonda.. Quest’eroe fu interpretato da un attore giovane e semisconosciuto , che risponde al nome di Clint Eastwood, su cui il regista aveva scommesso poiché Henry Fonda declinò la parte che gli fu offerta.
Leone girò Per un pugno di dollari con molta attenzione ai dettagli, come testimoniano le soluzioni trovate con la macchina da presa: l’inquadratura dal basso degli stivali, il dettaglio sulla mano in procinto di sparare, il primissimo piano nel duello. Tutti metodi che utilizzò per cancellare il western retorico e ormai schematico americano e far spazio, allo spaghetti western italiano, colmo di pallottole, cadaveri e umorismo.
Edoardo Perri