Un capolavoro può essere l’avventuriero che “trova l’acqua dove non c’era”. Tutti possono bere, imitarlo, amarlo, cercare di superarlo. La Sottile linea rossa  è qualcosa di diverso, forse qualcosa di più. Il compagno di chi ha pura, di chi non capisce e si fa domande, di chi di tanto in tanto si è sentito bene senza sapere perché, di chi almeno una volta guardando le notizie alla televisione si è messo le mani tra i capelli e ha chiuso gli occhi. La lunghissima sequenza centrale mostra senza pudore l’inferno dei soldati americani a Guadalcanal; devono prendere ai Giapponesi una postazione sulle colline, una postazione difesa ferocemente; muoiono come mosche, forse muoiono come si muore davvero; ma i Giapponesi non si vedono qusi mai. A contendere la collina agli Americani sembra essere la stessa isola, l’Eden delle Salomone martoriato dai loro fucili d’assalto, dalle granate e dai mortai. La collina respira e sussulta, coperta di un’erba più alta degli uomini che li divora e non li risputa più; urla e rantola come una belva ferita. A un certo punto diventa un serpente che terrorizza i soldati, poi un airone in volo che li fa sobbalzare.

E’ con la natura che tutto inizia e finisce, il suo è il dilemma del film, il dilemma dell’uomo. E’ lei a guidare gli uomini che la attaccano (Americani o Giapponesi), nell’inspigabile guerra della vita contro se’ stessa. Gli uomini che sono un uomo solo, incarnato in un personaggio straordinario come il soldato Witt di Jim Caviezel, fino a poco tempo prima accolto come un figlio dall’isola e dai suoi indigeni. Anche con loro, innocenti ai notri occhi, la natura gioca a un gioco crudele che va dai canti di gioia alle salmodie funebri. Un gioco di specchi senza fondo, come quando un soldato giapponese, apostrofato da un Marine in una lingua che non conosce, parla a sua volta senza preoccuparsi, l’Americano capirà comunque. Lo porta nello spirito, quell’odio senza nazione. La trappola dell’uomo è il mondo, bello e terribile proprio come lui, come lui in una guerra che non si può vincere, ma nemmeno si può perdere.

Si prenderà Witt al suono dolce delle onde del mare, gli regalerà la sua sabbia candida ed un amico in cui sopravvivere, che finalmente ha capito e piange per se stesso.

 

Lorenzo Meloni