Il Cinema Ritrovato ha omaggiato ieri sera in Piazza Maggiore il centenario del Technicolor con l’unica copia in pellicola proveniente da 20th Century Fox di  The Thin Red Line (La sottile linea rosa) di Terrence Malick. Un grande privilegio offerto al pubblico attraverso i colori, i bianchi e i neri che ci fa rendere conto di quanto la tecnologia sia stata importante nel rapporto con la storia del cinema. Vincitore dell’Orso d’oro al Festival Internazionale di Berlino nel 1999, ci porta di fronte a un cast spettacolare (Sean Penn, Bill Pullman, John Travolta, John Cusack, Nick Nolte, Jim Caviezel, Adrien Brody), ed è ambientato durante la seconda guerra mondiale, quando gli americani combattevano contro i giapponesi una delle più cruente battaglie per la conquista di Guadalcanal, nel Pacifico meridionale. Una delle battaglie che cambiò le sorti del fronte del Pacifico, ma che fece registrare un numero enorme di perdite.

La storia parla della Compagnia Charlie, un gruppo di soldati americani, che viene mandata a conquistare l’esercito giapponese posto in cima dell’isola, agli ordini del colonnello Tall. Ma in primo piano non vi è solo la guerra, il racconto viene intrecciato con varie vicende: quella del soldato Witt che si rifugia su un’isola abitata da un tribù e che poi viene riaggregato alla compagnia, sacrificandosi per i suoi compagni; quella del soldato Bell che non sopporta la lontananza dalla moglie e che alla fine verrà lasciato tramite una lettera in cui gli chiede il divorzio, e il continuo scontro tra il colonnello Tall e Staros, che rifiuta mandare i suoi uomini in una missione suicida.

Il film è caratterizzato da una forte componente psicologica dei suoi personaggi, tutti uniti dalla stessa tragica esperienza: l’insieme di pensieri, paure, riflessioni e dialoghi interiori ricchi di significati costituiscono un introspezione dei soldati di fronte alla “sottile linea rossa”, la sottile linea che separa la vita dalla morte. In un contesto in cui gli avvenimenti del combattimento vengono mostrati nei minimi particolari, un aspetto di particolare importanza è rappresentato dal rapporto con la natura, le scene agghiaccianti delle battaglie alternandosi con la bellezza del paesaggio della natura selvaggia, vivente, in cui i soldati trovano la morte. “Perché la natura lotta contro sé stessa?” è la domanda che apre il film. Essa ci suggerisce un viaggio nella profondità dell’animo umano, alla ricerca di ciò che spinge gli uomini a uccidersi fra di loro, nel cinismo e nella crudeltà indotti dalla guerra.

La natura è proprio un testimone dei massacri, ferita anche essa dalle tragiche vicende. Sempre con la stessa minuziosità, il regista costruisce degli immagini piene di significati che danno l’idea di quanto l’uomo possa essere distruttivo: l’erba macchiata di sangue, la foglia che si chiude quando viene toccata dal soldato, gli uccelli esotici uccisi. Terrence Malick ci ha offerto in questo modo un film toccante in cui la vera protagonista è la morte, caratterizzato una realizzazione tecnica strepitosa, un eccezionale montaggio e musiche bellissime.

 

Laura Pascu