Come ogni anno, anche nel 2016 i ragazzi di Parole e Voci offrono il loro giovanissimo sguardo sui capolavori della settima arte presentati al Cinema Ritrovato.

Il tanto amato Charlie Chaplin torna a far riflettere, nella spensieratezza di qualche gag, le masse di gente che riempivano tutta Piazza Maggiore (il film è dedicato alla popolazione e doveva chiamarsi The Masses). Come ha detto nella sua introduzione, il direttore della Cineteca, Gian Luca Farinelli Tempi Moderni “è il punto di fusione tra il cinema di Charlot e la storia collettiva, è la sintesi dell’umanesimo chapliniano e del suo cinema precedente”. Infatti il personaggio protagonista non è mai stato battezzato da Chaplin, è “l’uomo” che cerca la felicità nonostante le avversità della vita operaia. Avversità che portano sia lui, sia altri operai a finire anche intrappolati negli ingranaggi della macchina. Come lo ha definito ancora Farinelli, “un grande affresco contro la meccanizzazione in nome della dignità dell’individuo”.

Cinque anni dopo City Lights, ancora non parlato, accompagnato solo da un’orchestra di 30 musicisti che riproducevano la colonna sonora che comprendeva musica ed effetti sonori, Tempi Moderni vanta di una partitura innovativa ed estremamente complessa (per un’orchestra sinfonica di 64 elementi). Contiene però alcune parti parlate che si limitano a poche situazioni, utilizzate anch’esse come effetto sonoro, ad esempio sono riprodotte da apparecchiature meccaniche come gli altoparlanti in fabbrica o la radio nell’ufficio del direttore del carcere. Anche la canzone che il protagonista canta è composta da parole incomprensibili riconducibili a semplici effetti sonori.

La particolarità della serata è stata la possibilità di ascoltare dal vivo la musica, composta da Chaplin, suonata dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e restaurata e diretta da Timothy Brock che si occupa dal 1999 della preservazione delle colonne sonore dell’archivio Chaplin. Prima dell’inizio dello spettacolo, per l’introduzione in inglese, era presente Kate Guyonvarch definita da Farinelli “anima del progetto Chaplin, rappresentante della famiglia Chaplin, che da sempre segue e aiuta la cineteca nel lavoro di restauro dell’opera chapliniana”.

È stata anche mostrata, come ingresso alla serata, una clip di pochi minuti, introdotta da Farinelli, dedicata alla memoria di Peter von Bagh “grande critico, grande uomo” e importante studioso di Chaplin su cui “ha scritto molti libri e saggi di grande luminosità”. Per chi non conosce la trama del film l’uomo protagonista (Chaplin) è affiancato da una ragazza orfana (Paulette Goddard) dalla capigliatura corvina e sudicia che lo affianca in alcune delle avventure. Insieme cercano di costruire una loro vita in quella città, ma alla fine, dopo l’ennesima fuga, la Monella lo accompagna verso il futuro in quell’ultima celebre inquadratura.

Inquadratura dove sono presenti il Vagabondo e la Monella per strada, come ricorda il catalogo di questa trentesima edizione del Cinema Ritrovato, e che viene definita da von Bagh “la più riuscita rappresentazione della felicità umana che sia stata mai portata sullo schermo”.

Carolina Minguzzi